Sciopero dei tassisti «Tornate al lavoro»

Il problema rimane, ma le sigle sindacali invitano a riprendere le attività

Il problema resta, ma il richiamo è unanime: «Tassisti, tornate al lavoro». Dopo gli scioperi di mercoledì scorso, che hanno interessato anche lo scalo varesino di Malpensa, ora l’appello a non bloccare le città arriva da più parti: «Invitiamo tutti gli operatori a riprendere il regolare servizio – afferma Mauro Scalvini, coordinatore regionale mobilità Tpl della Fit Cisl Lombardia -. Continueremo le azioni con le altre organizzazioni sindacali, nel rispetto delle regole e delle norme vigenti». Anche Massimo Campagnolo, presidente varesino di Federtaxi rivolge l’invito di andare a lavorare «in attesa dell’incontro già fissato per martedì a Roma».

Ieri sul nostro territorio la situazione dei taxi sembra essere rientrata nella normalità, i blocchi hanno interessato principalmente le grandi città, ma certamente dopo le proteste la situazione rimane delicata: «In una ventata notturna e con effetto a sorpresa, con il decreto milleproroghe il Governo ha rinviato il rafforzamento delle norme per contrastare l’abusivismo e per disciplinare i servizi di noleggio con conducente» spiega Stefano Zanvettore di Cna varese, referente per il settore Taxi.

Il problema è noto da tempo e non si chiama semplicemente Uber: «La piattaforma di Uber non è un problema in sé – sottolinea Campagnolo – il problema è la mancanza di rispetto delle regole che porta a distruggere ogni forma corretta di concorrenza nel settore». Il problema più urgente «e che non può essere rinviato in una ventata notturna è rimarcare le competenze dei due servizi»: il servizio taxi e il servizio di noleggio con conducente.

Due servizi con regole diverse che, proprio a causa di Uber spesso vanno a confondersi. In pratica dovrebbe funzionare così: i tassisti possono sostare nelle piazze possono avvicinarsi ai clienti, essere contattati via radio e posseggono una licenza che viene emessa per operare in uno specifico territorio. Gli Ncc, ovvero il noleggio con conducente, invece non possono sostare nelle città, hanno tariffe che possono essere contrattate, possono proporsi alle aziende come servizio e, punto fondamentale della discordia, dopo ogni servizio devono però rientrare in rimessa. Se queste regole venissero rispettate, ci sarebbe spazio per entrambi: «Il problema che nasce con Uber – spiega Zanvettore – è quello di far originare la chiamata davvero dalla rimessa di appartenenza: se si elimina questo punto allora le licenze con noleggio hanno la libertà di trasferirsi altrove, ad esempio nelle grandi città dove c’è più richiesta e più opportunità». Con la conseguenza però «di uno squilibrio in alcuni territori e di una concorrenza non corretta». Uber cavalca proprio questa mancanza di controllo: recupera attraverso la piattaforma informatica le auto con conducente e le fa girare in base alle richieste, scavalcando la norma. «Questo infastidisce il settore dei taxi – aggiunge Zanvettore – ma anche gli stessi Ncc che lavorano regolarmente». Necessario dunque rimarcare le competenze «e mettere mano con qualche aggiustamento al regolamento» sottolinea il referente di Cna.