Sea Handling La fine inizia dall’esodo

Sea Handling, si comincia dall’incentivo all’esodo.

La trattativa iniziata ieri tra azienda e organizzazioni sindacali è partita da qui, dall’offerta che verrà avanzata ai dipendenti dell’handling di Malpensa e Linate – ad oggi se ne contano 2.214 di cui circa la metà part time – per lasciare il proprio posto di lavoro.

Sul piatto da tre a quattro anni di stipendio base per chi deciderà che è giunto il momento di fare altro e salutare “mamma” Sea.

Tra Inps, fondo volo e incentivo all’esodo di tasca Sea (da 27 a 32 mensilità) gli under 40 avranno tre anni pagati, chi ha un’età compresa tra i 40 e i 50 anni potrà contare su tre anni e mezzo e gli over 50 avranno, invece, la possibilità di quattro anni di stipendio prima di non avere più niente a che fare con la busta paga Sea. Prendere o lasciare.

L’offerta è unica e irripetibile. Da decidere entro il 20 giugno prossimo per uscire il 1 luglio, data di nascita della newco Airport Handling o alla fine dell’anno (ma, se a fine anno, con cinque mensilità in meno).

«Non sappiamo come risponderanno i lavoratori; in ogni caso, chi accetterà l’incentivo all’esodo, sarà accompagnato in un percorso che potrebbe portare a un reinserimento lavorativo attraverso lo strumento della dote unica al lavoro messo a disposizione da Regione Lombardia», rende noto Giovanni Abimelech, segretario generale della Fit Cisl Lombardia.

Sea stima tra i 250 e i 300 dipendenti che potrebbero essere interessati dalla proposta, ma il dato è puramente teorico.

Certo da qui si parte per restringere quindi il cerchio sulla conta successiva da fare.

Quante persone passeranno in Airport Handling dipenderà dai contratti che la nuova società di servizi aeroportuali a terra riuscirà a portare a casa: più lavoro significa un maggior numero di dipendenti, ma questo sarà uno dei prossimi step che le organizzazioni sindacali dovranno affrontare con il management di Airport Handling.

«Al momento si è aperta la procedura della messa in mobilità collettiva per tutti i dipendenti di Sea Handling», annota Rocco Ungaro, segretario generale della Filt Cgil Lombardia. «Verificheremo riunione dopo riunione le scelte e i passi da compiere».

Gli incontri calendarizzati ieri saranno al ritmo di due a settimana per le prime tre settimane di maggio. «A quel punto dovremmo avere esplorazioni dettagliate per poter tirare le somme», indica Enore Facchini, segretario generale della Uiltrasporti Lombardia. «Siamo dentro al percorso delineato con l’accordo di novembre per ricollocare tutti lavoratori».

Circa 300 guardie dovrebbero contare sulla cassa integrazione fino a fine anno per poi entrare in Sea spa ed essere impiegate ai varchi di sicurezza così come chiede la nuova legge che affida l’incarico al gestore aeroportuale e non più alle forze dell’ordine.

Se 300 persone dovessero uscire, ne resterebbero altre 1.700 da riassorbire.

Ma i numeri, al momento, sono solo ipotesi.

E poi c’è la partita aperta anche in Sea spa (oggi un incontro in programma tra le parti) dove sono già in atto i contratti di solidarietà oltre a un piano, anche lì, di incentivi all’esodo.

Contrari alla «distruzione del gruppo Sea» i sindacati autonomi. La loro è solo una «battaglia di retroguardia con obiettivi non raggiungibili», commenta Facchini.

«Stanno sulle gradinate in attesa che accada il peggio per poi fare gli sciacalli. Se avessero a cuore le sorti dei lavoratori, potrebbero spendere meglio il loro tempo. Il bilancio di SeaH sarebbe stato in rosso anche quest’anno e senza un’iniezione di denaro, avrebbe dovuto chiudere».

© riproduzione riservata