Tensioni belliche. Esportazioni a rischio per le imprese

L’analisi di Confartigianato mostra una diminuzione del valore dell’8,98 per cento

In un’economia sempre più globale gli andamenti geopolitici dei singoli paesi sono in grado di influenzare ed indirizzare anche le rotte commerciali degli scambi. Se a tutto questo aggiungiamo annunci di nuove politiche protezionistiche, dazi, embarghi, guerre e turbolenze allora davvero importazioni ed esportazioni di beni e servizi sono costantemente messi sotto pressione.

Cambiano le principali destinazioni delle merci: secondo un’analisi di Confartigianato nelle aree con conflitti e turbolenze geopolitiche del mondo, come Medio Oriente, Federazione Russa, Nord Africa, America centro-meridionale e Turchia, si concentra il 12,2% delle esportazioni dei settori di piccole e medie imprese che nel 2016 sono risultate in calo del 3%.

Ma vediamo quali sono gli altri mercati potenzialmente critici per le esportazioni italiane, ma più in generale un po’ per tutto il mondo che si trova a dover fare i conti con scenari in continuo mutamento geopolitico: gli Stati Uniti d’America per l’annuncio di politiche a carattere protezionistico, il Regno Unito in conseguenza alla Brexit ed i cinque Paesi dell’Area Schengen che hanno temporaneamente ripristinato i confini ed i controlli doganali conseguente alla crisi dei migranti cioè Austria, Danimarca, Germania, Norvegia e Svezia. In questi sette paesi potenzialmente critici si concentra il 31% dell’export dei settori di piccole e medie imprese e secondo l’analisi di Confartigianato, complessivamente nelle Aree di crisi e nei Paesi potenzialmente critici si concentra più in generale il 43,2% delle esportazioni dei settori di piccole e medie imprese che qui nel 2016 hanno registrato un export stagnante (+0,1%).

Passiamo all’analisi di qualche dato provinciale. Secondo i dati della Camera di Commercio varesina, la bilancia commerciale della provincia di Varese per il 2016 conta un surplus di quasi 4 miliardi di euro ma, entrando nel dettaglio, questo nasconde tuttavia una diminuzione del valore delle esportazioni rispetto all’anno precedente dell’8,98%. Un dato sicuramente in controtendenza sia nel confronto con gli anni precedenti, sia rispetto al valore registrato a livello regionale (+0,77%), sia a livello nazionale (+1,16%).

In termini monetari, la vendita complessiva di beni e servizi varesini all’estero ammonta nel 2016 a 9 miliardi e 482 milioni di euro. Il settore maggiormente export oriented risulta quello dei macchinari e apparecchi che pesa per il 22,78% sul totale dei beni esportati da Varese, seguito dai mezzi di trasporto, dagli articoli in gomma e materie plastiche, dal tessile, abbigliamento, pelli e accessori e infine dai prodotti chimici. L’import si attesta, invece, a poco meno di 6 miliardi di euro con una riduzione, rispetto al 2015, di -9,75%.

Da qui il saldo positivo della bilancia commerciale.

Per quanto riguarda le rotte, fra i Paesi più critici identificati prima, le esportazioni varesine verso gli Stati Uniti nel 2016 sono scese del 19,9%, il Regno Unito ha registrato un meno 6,45%, la Turchia -17,92%, la Russia -28,97% e l’Europa, nel suo complesso, da sempre primo partner commerciale per le nostre merci con la Germania in testa un -4,94%.