Terzo Settore verso la riforma Svolta per quattromila imprese

Riguarda più di quattromila imprese e quasi ventimila lavoratori nella sola provincia di Varese la riforma del terzo settore allo studio del governo.
Legge delega illustrata nei suoi contenuti dal sottosegretario al Welfare Luigi Bobba, ospite ieri pomeriggio alle Acli di Gallarate.

Annunciata nel marzo scorso via Twitter dal premier Matteo Renzi, la modifica sul tavolo dell’esecutivo «vuole semplificare, riordinare e innovare la legislazione del terzo settore, facendo sì che sia ispirata all’articolo 118 della Costituzione», ha spiegato Bobba.

Due i contenuti politici alla base della riforma. «Come ha twittato Renzi, dicono che è il terzo ma in effetti è il primo», le parole del sottosegretario, «questo significa che questo provvedimento è parte integrante del disegno di riforma del Paese».

Il secondo messaggio è rivolto alle realtà del terzo settore: «Anche le istituzioni del non profit devono cambiare per essere competitive, debbono avere la consapevolezza che non possono vivere di rendita».

Quanto ai contenuti, il primo passaggio riguarda una rilettura del codice civile. «La normativa risale al 1942, scritta da un regime liberticida che non guardava con simpatia alla libertà di associarsi». La parola d’ordine è semplificazione. L’idea è di rendere più facile, per un’associazione, l’ottenimento del riconoscimento della personalità giuridica. «Non ci sarà alcun obbligo», ha precisato Bobba, «ma le attività associative sono diversificate ed è bene che le responsabilità non debbano sempre ricadere personalmente su chi le guida».

C’è poi l’obiettivo di favorire la costituzione delle reti di secondo livello, veri e propri interlocutori istituzionali per lo stesso governo.

«Pensiamo all’esempio delle centrali cooperative, che si occupano della revisione dei bilanci delle loro associate». La legge delega punta, anche in questo caso, a semplificare la nascita di queste realtà.

Nella stessa direzione va anche la costituzione di un unico registro delle realtà del terzo settore, a fronte dei tanti presenti oggi, ognuno dedicato ad una specifica funzione.

Il Governo pensa anche ad un giro di vite verso quelle realtà che «dell’associazione hanno poco e sono sub-attività economico-imprenditoriali che però operano con elementi distorsivi verso le cooperative e le aziende». La volontà è quella di sottoporle a vincoli ben precisi, che disincentivino il ricorso a questa fattispecie giuridica.

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