Varese è ancora una provincia dove nascono le imprese

Nel 2016 a fronte di 3.800 cessazioni di attività, sono nate 4.173 nuove realtà economiche

Non è tramontata la voglia di fare impresa nella nostra provincia: nonostante la crisi, le mille difficoltà, la burocrazia, mettersi in proprio oggi fa meno paura rispetto al recente passato.

«Una voglia di auto-imprenditorialità spinta non solo dalla crisi e dal “passaggio” dal lavoro dipendente a quello autonomo di figure professionali anche molto qualificate – sottolinea Confartigianato Imprese Varese – ma anche da una storica propensione al “rischio” e all’innovazione della provincia di Varese».

È pari 373 il saldo positivo del numero di aziende attive nel 2016 secondo i dati del Registro Imprese, della Camera di Commercio di Varese: parliamo di 4.173 nuove realtà imprenditoriali, a fronte di 3.800 cessazioni. Ma resta sempre vero che, se mettersi in proprio è una tentazione per molti, creare un’azienda con basi solide, prospettive chiare e un business plan efficace non è per tutti. «Lo dico da imprenditore: l’impresa è come una casa, quanto più bravi si è a posare le fondamenta, tante più chance si avranno di costruire un edificio stabile, in grado di crescere e di reggere ai cambiamenti del mercato» spiega Davide Galli, presidente di Confartigianato Varese.

Le basi, insomma, devono essere solide affinchè non si riveli tutto un fuoco di paglia: «Lo stesso vale per le start up – conferma Mauro Colombo, direttore di Confartigianato Varese –. Ed è per questo che, a un anno dal lancio di AreaLavoro, il servizio nato per affiancare le aziende in tutto ciò che ruota attorno alla “buona occupazione”, oggi lanciamo AreaImpresa». Una sorta di “personal trainer”, che, per quel che riguarda le nuove aziende, si propone in primo luogo di verificare,

gratuitamente, che le fondamenta abbiano la giusta solidità: quali sono gli obiettivi a medio-lungo termine, quali competenze sono necessarie per raggiungere gli obiettivi, quali basi economiche dalle quali partire. È importante capire e seguire i passi giusti e mettere bene i primi mattoni: i passaggi successivi sono quindi l’eventuale messa a punto del piano economico-finanziario, il disbrigo della burocrazia che, in Italia, nasconde sempre qualche zona grigia difficile da interpretare o sulla quale non è raro scivolare, l’avvio della formazione imprenditoriale e per l’acquisizione di tutte le skills necessarie in ambito marketing e digitale come personal branding, utilizzo dei social a supporto dell’attività commerciale e dell’acquisizione di clienti e così via. «C’è poi il capitolo del credito, al quale l’accesso non è sempre immediato o scontato». Le cifre non mentono: il Centro Studi di Confartigianato, analizzando i dati Banca d’Italia, ha rilevato che a febbraio di quest’anno, mentre i prestiti alle imprese medio-grandi (sopra i 250 dipendenti) risultavano in crescita dello 0,4%, non accennava ad arrestarsi la flessione sia per le imprese con meno di 20 dipendenti (-1,6%) sia per quelle sotto i 5 addetti (-0,6%). «Consulenza fiscale, supporto nell’accesso al credito e indicazione di eventuali bandi ai quali accedere sono fondamentali per partire con il piede giusto» conclude il dg Colombo. Perché l’obiettivo non è solo nascere. È sopravvivere e crescere. Per non finire nella statistica di quel 55.2% di nuove imprese che chiude i battenti entro i primi cinque anni di vita.n