A Stoccolma la gente ha urlato la sua vittoria

L’editoriale di Francesco Caielli

Ormai ci abbiamo quasi fatto il callo, agli attentati. Troppe volte, troppi morti, troppe bombe, troppi spari, troppi camion sulla folla, troppo sangue. Diventa difficile per noi, fortunati spettatori che per un caso del destino non ci siamo trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, portarci a casa ogni volta qualcosa di diverso dalla rabbia.

Invece è proprio quello che dobbiamo fare: per non darla vinta a chi pensa di vincere instillandoci la paura e devastando le nostre quotidianità. L’attentato di Stoccolma si è portato dietro, oltre alla morte e alla rabbia, anche un racconto. Bellissimo. Quello di una città paralizzata, con i mezzi pubblici fermi e la gente – gli uomini e le donne dai luoghi di lavoro, i bambini dalle scuole e dagli asili – che non poteva tornare a casa, perché a Stoccolma i mezzi pubblici li usano praticamente tutti. Quello di una marcia silenziosa, di gente che mano nella mano si è messa a camminare per tornare nelle poprie abitazioni, di baristi e ristoratori che hanno offerto da mangiare a chi era costretto a stare in strada. Un popolo intero che – dignitosamente, silenziosamente – ha urlato la sua forza. Lo sappiano, i bastardi del terrore: abbiamo già vinto. La nostra indifferenza vi annienterà.