Amore civico e spirito universale. L’esempio varesino di Maria Vittoria

Ieri l’affollata chiesa di San Carlo a Bizzozero ha dato l’ultimo commosso saluto a Maria Vittoria Provera Bignardi, donna che, per una vita intera, è stata espressione autentica di fede, generosità, attenzione agli altri.
Moglie dell’ex direttore sanitario dell’Ospedale di Circolo, Giorgio Bignardi, autore e curatore di libri di qualità oltre che medico eccellente, Maria Vittoria verrà a lungo ricordata da coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarla lungo il proprio cammino: era sempre pronta ad ascoltare,

ad aiutare e ad assistere chiunque a lei si rivolgesse. Contribuiva a formare un mondo e una città migliori, favorendo la ricaduta positiva che i gesti caritatevoli recano con sé. I tanti indigenti, gli ammalati, i reclusi, gli afflitti che ne hanno trovato conforto raccontano di questa sua esemplare disponibilità. Donna umile e al tempo stesso straordinaria -come ha ricordato nella toccante predica don Massimo, che di lei era uno degli interlocutori religiosi-  la Bignardi ha rappresentato nei suoi novantasei anni di esistenza i più autentici tesori del vivere: la saldezza del credere cristiano, il rapporto di amicizia con le persone, l’esercizio continuo della misericordia, infine l’amore per la bellezza. Intesa, quest’ultima, come l’espressione di tutto ciò che può risvegliare e incantare animi e intelletti.
Varese ha tratto grande insegnamento da una personalità di così alto profilo. Maria Vittoria è stata un modello di cui seguire l’esempio. Con modestia ed energia, con ottimismo e tenacia, ha trasmesso a tutti l’essenza del civismo e, insieme a ciò, lo spirito dell’universalità.