Bebe Vio da Obama per urlare al mondo il suo italianissimo «Si può fare»

Che bella, la nostra Bebe Vio: fasciata nel suo abito bianco di Dior, le gambe delle grandi occasioni (quelle col tacco, tirate fuori dalla valigia). A tavola con il presidente Obama ha fatto un figurone, e diavolo: questa è l’Italia, il mondo ci invidia per queste cose e queste sono le cose che ci rendono orgogliosi. Tutto il resto è noia.

Bebe era alla Casa Bianca, portata da Matteo Renzi assieme ad altre tre donne: tre eccellenze, tre gioielli da mostrare a tutti. Bello, bellissimo. E no, non ci stiamo in qualche modo schierando e non abbiamo intenzione di prestare il fianco alle polemiche: che di questi tempi arrivano puntuali come treni svizzeri, quando c’è di mezzo il Premier.

Bellissimo perché c’era da scegliere qualcuno che rappresentasse lo sport italiano ed è stata scelta Bebe. Lo sport. Senza distinzioni tra normodotati e disabili, senza mettere paletti tra olimpici e paralimpici: lo sport. E per rappresentare lo sport italiano è stata scelta una ragazza meravigliosa, senza braccia e senza gambe, che è un quotidiano inno alla vita.

Orgoglio. Per noi, che grazie a Roberto Bof l’abbiamo vista crescere (ce la presentò lui, una sera di tanti anni fa). Per l’Italia, che una donna così non ce l’ha nessuno ma tutti la vorrebbero. Orgoglio e, soprattutto, un messaggio che non è nato per caso. Obama nel 2009 venne eletto al grido di “Yes we can”. Bebe vive urlando al mondo “Si può fare”. Mamme, mamme a cui è nato un bambino speciale, fregatevene di quel che vi dicono e ascoltate Bebe: non ci sarà nulla di impossibile nelle vite dei vostri figli, se insegnerete loro la capacità di lottare per quello che vogliono.