Cara ragazzina, chi ride di te non vuol ricordare il bello di essere te

Cara ragazzina che ieri pomeriggio uscivi saltellante e piangente da Varese Dischi, ti guardo e sorrido. Sorrido più bonariamente alla tua mamma, lo ammetto, che ti aspetta fuori dal negozio con il tuo zaino della scuola in spalla. A te sorrido e dico grazie: perché con il tuo batticuore e le tue reazioni che i più bolleranno come “esagitate” sei invece lì a ricordarci quant’è bella giovinezza.

Una sola cosa ti rimprovero, ragazzina. Non dire mai a nessuno: «Non puoi capire cosa sto provando». Sai, abbiamo avuto tutti la tua età. Una cameretta tappezzata di poster al posto del tuo smartphone zeppo di screenshot. Ore e ore di “poste” sotto balconi e palchi o fuori da una cancellata, che mica bastava “followare” ma serviva muoversi armi e bagagli per potersi imbattere nei propri beniamini.

Sì, ragazzina. Io lo so che cosa hai provato ieri davanti a J-Ax e Fedez. Pensa che io per provarlo ho dovuto aspettare di avere 32 anni e due figlie. Ho dovuto macinare migliaia di chilometri per 15 anni. Ho dovuto ingegnarmi perché il mio mito è di quelli grossi e sono sicura che sotto sotto anche tu lo ascolti persa nelle tue cuffiette.

No, non ho pianto quando me lo sono trovato davanti. Però ti posso confidare che non mi ricordo nemmeno una parola di quello che ci siamo detti. Perché in quel momento il mondo, il mio mondo, si è fermato e non è esistito più niente. Lo vedi? Emozione, follia e passione non hanno età. E allora sai cosa ti dico? Ti aspetto nella mia coda. Perché tu crescerai ma io sarò ancora lì. A capire benissimo quello che tu hai provato e a provarlo ancora ed ancora, esattamente come te. Magari questa volta insieme a te. E tutto il mondo fuori…