Cari giocatori incazzatevi con noi. Ma dimostrateci di essere vivi

La situazione in casa Pallacanestro Varese è disastrosa. Le urla di Caja nello spogliatoio di Cremona (voto 10 al collega di Varesenews Damiano Franzetti che ha fatto lo scoop, voto 3 all’ufficio stampa che ha permesso che qualcuno registrasse quello che stava succedendo e che doveva restare segreto) sono arrivate per provare a scuotere un gruppo vuoto e spento, ma l’impressione è che serva ben altro.

No, non ce l’aspettavamo. Drogati d’euforia per un assetto societario finalmente serio e stabile, abbiamo benedetto gli acquisti estivi – tutti, storcendo magari il naso su uno o due ma comunque fidandoci – e ci eravamo immaginati una storia diversa. Lo rifaremmo, riscriveremmo ancora quelle cose: nessuno poteva immaginarsi una deriva del genere e chi dice che l’aveva previsto mente sapendo di mentire.

Vero: la squadra è stata fatta male. Vero: la scelta di giocare la Coppa è stata sciagurata così come è stato sciagurato il passaggio ai turni preliminari contro il Benfica (ah, se Varese avesse perso…). Vero: le scommesse fatte sono state quasi tutte perse.

E ora? Ora, messi così, si retrocede. Pesaro e Cremona sono sulla carta più deboli di Varese ma hanno dentro qualcosa (e nel turno di lunedì sera l’hanno fatto vedere) che Varese non ha. Ovvero la voglia di giocare, perdere e vincere come una squadra. No: Varese ad oggi tutto è fuorché una squadra, gruppuscolo di giocatori che magari presi singolarmente sono pure buoni ma che messi insieme

sono buoni soltanto a fare danni e combinare casini. E sia chiaro, nessuno si senta escluso: perché dividere la squadra in “buoni e cattivi” sarebbe un ulteriore errore in un cammino che di errori ne ha già visti fin troppi. E sia chiaro: nessuno – italiani, stranieri, giovani, veterani – si arroghi il diritto di sentirsi con la coscienza a posto.

Eccolo qui, penserà qualcuno: è tornato quello del “salvateci e levate il disturbo”. Non è vero? Magari queste righe ottenessero lo stesso risultato di quelle scritte lo scorso anno dopo la vergognosa sconfitta di Pesaro, capaci di instillare quel briciolo di rabbia e amor proprio e quella sana rabbia («Se vi azzardate a salire sul carro -tuonò capitan cavaliero – vi ci butto giù io personalmente»). Magari.

Quindi, si retrocede? Possibile, ma probabilmente no. Certo: oggi tutto appare nero e il destino sembra segnato, dopo una partita come quella di Cremona che ha visto fare dei passi indietro notevoli rispetto alla pur brutta sconfitta casalinga contro Venezia. La decisa contestazione della curva avvenuta nella notte di ritorno dal PalaRadi non ha certo rasserenato la situazione e, semmai, ha per ora avuto l’effetto di spaventare a morte qualcuno che non è abituato a queste cose. Ma no, probabilmente non si retrocederà. Perché siamo così sicuri? Perché crediamo in Caja (voto 8 per la forza con cui sta cercando di ribaltare la situazione) e in Bulgheroni (voto 8 per essersi rimesso in gioco e per metterci ogni volta la faccia). Perché basta poco: un interruttore da accendere, una scintilla da far scoccare, una vittoria arrivata all’ultimo secondo con una botta di culo. Basta poco.

Il baratro è lì sotto i piedi e fa paura, saremmo dei pazzi a ignorarlo. Ma non è ancora arrivato il momento di celebrare il funerale della Pallacanestro Varese. “Salvateci e poi togliete il disturbo”: se volete ve lo riscriviamo. Incazzatevi pure con noi, per favore: ci dimostrereste di essere vivi. E noi, adesso, abbiamo bisogno di questo.