Grazie Roger. Mi hai insegnato che anch’io posso vincere

Caro Roger, era da un po’ che non ci vedevamo. L’ultima volta era il 2012, dalle parti di Londra. Era estate e il sole si alternava, come sempre, a quella fastidiosa pioggerella fine. Ricordi quanto era difficile rimanere in piedi su quel bellissimo prato verde? L’incontro di ieri, devo dire, è stato inaspettato. Cinque anni senza vederci e, tutto d’un tratto, come un canguro, mi balzi davanti senza nemmeno avvisarmi? Per poco non mi trovavi! Sono stato molto felice di rivederti,

in forma come sempre e pieno di energia. L’età passa per tutti ma non per te, vero? Mi sveli il segreto per arrivare a 35 anni come te? Grazie. Grazie anche per questo incontro a sorpresa, mi ha fatto molto bene. Come sempre, mi hai insegnato qualcosa. La passione con cui mi hai raccontato la tua ultima, difficile sfida ha riacceso la mia, di passione. Il sorriso e le lacrime, di gioia ovviamente, con cui hai rivissuto quest’ultima avventura – a cui nemmeno tu credevi – mi hanno fatto emozionare. Nessuno avrebbe scommesso che ce l’avresti fatta, eppure li hai battuti tutti. Li hai sfidati, occhi negli occhi, e hai fatto capire loro che sì, li possiamo realizzare i nostri sogni. Se ci crediamo, certo, e se lavoriamo sodo. I doppi falli o i colpi sbagliati, nella vita come nello sport, sono sempre lì. Ma tu hai insegnato ad un dilettante a tirar il colpo vincente nel momento critico. E a non dubitare di averlo. Sei un Maestro, dentro e fuori dal… lavoro. Ora so che anche io posso vincere. In fondo, la vita è un po’ come una partita di tennis, no? Basta prendere in mano lo scambio.