Il bipensiero della nuova Lega Nord gattopardiana

L’editoriale di Marco Tavazzi

La Lega che sognava l’indipendenza della Padania sembra avere fatto il suo tempo. Oltre vent’anni son passati dall’adunata sul Po, dalla grandissima mobilitazione che Umberto Bossi riuscì a fare all’indomani della vittoria dell’Ulivo nel 1996. Quando il Senatùr capì che parlare di Italia federale non bastava. E politicamente occorreva costruire il “mito” di un popolo. Per dare uno scossone in più per conquistare il proprio posto al sole. Oggi l’era salviniana sembra chiudere definitivamente quella pagina di storia. La Lega Nord diventa a tutti gli effetti un partito di destra, con una forte e rumorosa minoranza interna, che ha la “colpa” di credere ancora in quello che il partito ha predicato per due decenni.

L’indipendentismo. Certo che assistere al congresso di un partito che si chiama, ancora ufficialmente, Lega Nord per l’indipendenza della Padania e vedere che chi rivendica la parola indipendenza, o secessione, viene contestato, è qualcosa che nemmeno i più grandi autori di romanzi di ucronia avrebbero potuto concepire.

Il bipensiero orwelliano a questi gli fa un baffo. È vero che la politica è l’arte del compromesso e della mediazione, ma qui siamo oltre. Decisamente oltre. È nato il Gattopardo padano.n