La biblioteca nell’ex caserma. Un trasloco irragionevole

Prima il risanamento della caserma, poi il resto. Così l’assessore Civati su piazza Repubblica. È la conferma dell’impegno elettorale preso da Galimberti, sempre che il risanamento (1) sia davvero e in toto possibile. Il resto (2) è da vedere, discutere, stabilire: sì/no al nuovo teatro dipenderà da molti fattori. Indispensabile il coinvolgimento dei privati. Ma vale la pena cementificare la collina di Bosto, abbattendo l’ex Sant’Ambrogio, per disporre delle risorse per costruire un impianto definitivo al posto dell’Apollonio?

Fioccano i dubbi. Idem circa il destino della gloriosa “Garibaldi”, qualora restituita all’abitabilità. Il Comune vi ipotizza la biblioteca civica. Idea apprezzabile, però (e che però) il ricovero dei libri sta bene e funziona esemplarmente dov’è, in via Sacco. Anzi, se ne annunzia – dichiarazioni fresche del sindaco e dell’assessore Cecchi – un ulteriore miglioramento nel servizio. Allora perché cambiare? E che farsene dell’attuale sede, archivio-bunker compreso?
L’ottocentesco manufatto militare, adeguato (chissà come) alla contemporaneità, potrebbe ospitare molto d’altro. Alcune ipotesi, banali/realistiche: sale per conferenze, sedi di associazioni, dependance universitarie, botteghe di tradizione, spazi mercatali. Eccetera. Uno spaccato di localismo, insomma, che consenta ai cittadini d’un ampio “milieu” sociale/culturale di riappropriarsi del luogo dal quale sono (quasi) sempre stati esclusi. E che la biblioteca civica, essa sola, può includere fino a un certo punto. Dovendo riscrivere questa pagina di Varese, sembra opportuno leggere la realtà in un modo diverso.