La lezione di giornalismo dei bambini di Laveno

L’editoriale di Francesco Caielli

Serviva una mattinata così, per fare pace con certe cose e ricordarsi che questo è il mestiere più bello del mondo. Tre ore piene, sommersi dalle domande di quaranta bambini di quinta elementare, storditi dalla loro curiosità e dalla voglia di saperne sempre di più.

Perché ogni giorno salta fuori qualcuno a ricordarci che il giornalismo sta morendo, che i quotidiani di carta non li compra più nessuno, che qui non c’è futuro, che è meglio lasciar perdere: e poi arrivano i bambini, quelli di ieri mattina, alla “Scotti” di Laveno. A ricordarti che non è vero niente: che c’è ancora bisogno di giornali e giornalisti, che c’è ancora voglia di ascoltare storie e quindi serve ancora qualcuno che le racconti bene,

come facciamo noi. Grazie, bambini. E grazie ai vostri maestri, su tutti l’immenso Luca Ielmini che con la Provincia di Varese è cresciuto rendendola grande. Grazie. L’ordine dei giornalisti, insieme ai corsi di formazione, dovrebbe obbligare i suoi iscritti a passare ogni tanto delle mattinate così. Per capire che no, questo mestiere non morirà mai: e che sarebbe ora di smetterla di piangersi addosso, dimenticare i privilegi di un passato (quello sì) morto e sepolto. E pensare che, diavolo, noi scriviamo per loro. Quindi dobbiamo andare avanti a farlo per un bel pezzo.