Ncd, Ginelli e la riserva indiana dell’alfanismo

Le bizzarrie della politica giocano strani scherzi. Finisce che ci si fa l’abitudine. Un po’ come quelle strane installazioni postmoderne: all’inizio disturbano, poi, col tempo, ti ci affezioni. E’ il caso dell’NCD, che con tenace sfrontatezza tiene i suoi pochi piedi in parecchie scarpe. Ancora oggi sta al governo con Renzi, in Regione con Maroni e in Provincia con la sinistra. E proprio lì, a Villa Recalcati, troviamo l’incarnazione stessa dell’alfanismo: il vicepresidente Giorgio Ginelli, quintessenza delle geometrie variabili.

È lui che, da numero due dell’ente, governa insieme al PD. Ed è sempre lui che, da sindaco di Jerago, governa contro il PD. Il tutto a distanza di pochi chilometri, con ammirevole leggiadria. E anche con qualche trovata beffarda, a dimostrazione di un modus operandi tutt’altro che casuale, ma, al contrario, tanto sofisticato da meritare uno studio. Basti pensare all’approvazione del bilancio, che Ginelli disse di condividere al 51%. Dichiarazione che ti aspetti da chi è pronto ad andarsene sbattendo la porta. E invece eccolo ancora lì, come se niente fosse. Con un’invidiabile disinvoltura, agevolata dall’innegabile simpatia. Il vicepresidente non conosce sbavature: sempre cortese, elegante, affabile, armato di uno sguardo sornione che tutto smuove fuorché l’ostilità. Chissà cosa farà alle prossime elezioni regionali, cui si dice voglia puntare. Da che parte starà? Che bandiera sposerà? Domande che per qualunque politico risultano imprescindibili. Ma che per la riserva indiana targata NCD suonano pleonastiche. Perché l’importante è esserci. Il resto lo vedremo lì per lì.