Non possiamo applaudire gli eroi e poi fregarcene della legalità

Avvertenza. Questo editoriale contiene frasi già dette, frasi magari ovvie, frasi forse banali. Frasi che però acquistano forza di fronte a giornate come quella di ieri, a immagini come quelle di ieri, a notizie come quelle di ieri. Quella valanga che ha sepolto l’hotel ai piedi del Gran Sasso ha toccato tutti, una brutta storia capace di catalizzare il dolore di una nazione intera. Tutti, tutti ci abbiamo pensato e tutti abbiamo vissuto le ore della speranza, quelle della paura, quelle della sofferenza. In casi come questi, chi ha la fortuna di essere credente prega. Gli altri, si affidano al caso e alla forza dell’uomo.

La forza di chi ha resistito per quasi due giorni sotto la neve, al freddo e al buio, in condizioni che noi possiamo soltanto immaginare. La forza di chi è andato lassù mettendo a rischio la propria vita, sfidando la neve il buio e le slavine, scavando a mani nude e lottando contro una speranza che ogni minuto diventava più disperata. Finanzieri, vigili del fuoco, soccorso alpino, corpi speciali dei carabinieri, poliziotti: capaci di lottare contro la ragionevolezza di chi pensava che là

sotto fossero tutti morti. Sono loro l’Italia più bella, oggi. Facciamo in modo che lo siano anche domani, facciamo in modo di ricordarcelo: quando ce li troveremo di fronte a un posto di blocco oppure allo stadio, quando incroceremo le dita tornando a casa dopo aver bevuto un bicchiere in più, quando ci troveremo a dover pagare una multa. Perché non possiamo applaudire i nostri eroi oggi e tornare bellamente a fregarcene della legalità domani.