Non vaccinare i propri figli non è una scelta di libertà

L’editoriale del direttore Francesco Caielli

Bisogna avere il coraggio di prendere una posizione e bisogna avere la forza per difenderla. Questo ci hanno insegnato, i nostri maestri di giornalismo. Quindi, schierarsi sulla questione dei vaccini fa parte di quelle cose che bisogna fare quando si sta dentro un giornale. Chi scrive ha vaccinato le sue bambine, convinto di compiere un gesto di amore nei loro confronti e insieme di rispetto nei confronti di tutti i bambini con cui avrebbero avuto a che fare. Un gesto doveroso, importante e assoluto. Un gesto irrinunciabile e obbligatorio, che non ammette “se” e non concede “ma”: un gesto da rendere obbligatorio. Per legge.

Perché la libertà di scelta non è qualcosa che deve esistere sempre, a priori. E soprattutto non può esistere quando c’è il rischio che una scelta sbagliata, potenzialmente assassina, metta a rischio la vita degli altri. Non possiamo permetterci di arrogarci l’autorità di scegliere su cose che non conosciamo, sostituendoci a medici e ricercatori che hanno dedicato la loro vita e i loro studi per sconfiggere malattie e migliorarci la vita. Poi, noi, facciamo il nostro mestiere: abbiamo dato e daremo spazio a chi manifesterà, questa sera, per la “libertà di scelta”. Ma non chiedeteci anche di essere d’accordo.