Perdere sul campo ci può stare. Farlo fuori, no

L’editoriale del direttore Francesco Caielli a seguito degli insulti comparsi contro Del Torchio, eletto sindaco a Besozzo

Anni passati a scrivere di sport ci hanno insegnato tante cose. Una in particolare: che se è difficile imparare a vincere, è ancora più difficile imparare a perdere. E non è così solo nello sport, ci mancherebbe: anzi. Ecco, prendiamo un po’ quello che è successo a Besozzo. Una vittoria schiacciante di Del Torchio (il 70,5 per 100 dei voti…), nel senso: i besozzesi si sono espressi e l’hanno fatto molto chiaramente. Una vittoria senza appello per lui,

una sconfitta senza appello per chi lo ha sfidato: pochi commenti da fare e soprattutto nessuna recriminazione. Tutti d’accordo, no? No, appunto. Perché sono comparsi striscioni (anonimi, ovvio), perché sono state lanciate accuse (rivolte al nostro giornale e totalmente infondate oltre che gratuite), perché sono stati scritti insulti da parte di una candidata nella lista di Fabio Beverina (insulti poi prontamente cancellati ma Facebook non perdona: e una volta che il danno è fatto, non si torna indietro).

Ma sì: è un po’ come se in una partita di basket una squadra si becca trenta punti sul groppone, e alla fine se la prende con gli arbitri e finisce che fa brutta figura. Perché perdere sul campo (nelle urne) ci può stare. Se si perde anche fuori, allora significa che sarebbe stato meglio non giocare nemmeno.