Pronti a ospitare le vostre «prove» sul giornale. Ma ora dite alla gente ciò di cui le frega: il Varese

Di parole ne sono state dette tante: le abbiamo riportate. Abbiamo cercato di fare tutte le domande che le persone si aspettavano venissero fatte e ne abbiamo riportato le risposte: alcune intere e alcune parziali, alcune sfuggenti e alcune di comodo. È stato detto tutto e il suo contrario, ognuno ha detto la sua verità: che, nella maggior parte dei casi, è indimostrabile (Come si fa a sapere cosa viene detto in un incontro a porte chiuse?) Sul nostro giornale viene ospitato il pensiero di chiunque sia interessato a esprimerlo (e nessuno giudica chi non lo è:

se ne prende atto e si dà conto di ciò). Abbiamo dato (o proposto) spazio a tutti: in questo mese, negli ultimi tre mesi, quest’estate, da 11 anni a questa parte. Siamo presenti alle partite e agli allenamenti, siamo presenti alle conferenze stampa in cui facciamo il nostro lavoro: chiedere quello che i nostri lettori (in questo caso, i tifosi del Varese), unici padroni a cui dobbiamo rispondere, vorrebbero sapere.

Per questo in una conferenza stampa facciamo quante domande vogliamo e non siamo tenuti a dover essere noi a rispondere (ieri per esempio, chi scrive è stato interpellato da Aldo Taddeo quale «testimone che può certificare» un abbraccio di Enzo Rosa allo stesso Taddeo durante la rifinitura pre-Borgosesia, a cui sarebbe poi seguita la conferenza nella sede Life Group di Ciavarrella e Rosa: detto che il ricordo di un abbraccio, che dura appunto il tempo di un abbraccio, non è rimasto scolpito nella mente, ci si domanda il perché si richieda una conferma di qualcosa che nulla aggiunge a ciò che veramente conta: il bene del Varese).

Conferenze stampa che per loro natura sono un appuntamento per raccontare la verità e dare le risposte – o le non risposte, a scelta personale: noi scriviamo le une e le altre – di chi le convoca.

Cosa è emerso da queste conferenze? È emerso che tutti hanno «prove» a sostegno della (rispettiva) verità. Bene: siamo qui. Abbiamo pagine di giornale pronte ad accogliere queste prove, ovvero quei documenti che sono stati visti in faldoni sul tavolo o sventolati fugacemente a favore di obiettivi (ma la cartella stampa non si usa più?): li pubblicheremo, perché di interesse di chi vuole dimostrare di aver ragione e di tutti quelli che vogliono sapere chi ha ragione. Li pubblicheremo, soprattutto, perché finito questo braccio di ferro – che si ha tutto il diritto di ritenere corretto, ma che come abbiamo già scritto fa perdere tempo prezioso – ci si potrà, finalmente e definitivamente, spostarsi sull’unico argomento fondamentale: adesso cosa succede al Varese? Cosa fate con il Varese? Cosa ne fate del Varese? Cosa fate per il Varese?

Alla gente – quella che oggi (e ogni) pomeriggio incontreremo sugli spalti del Franco Ossola, quella che si ferma la domenica al bar a bere e cantare, quella che ha pagato gli abbonamenti e i biglietti, quella che fa le foto e i video con il telefonino, quella che va in trasferta; e anche i giocatori e staff di prima squadra, settore giovanile e scuola calcio e i loro genitori, e i lavoratori interni e i fornitori esterni – gliene frega solo di questo.

Alla gente gliene frega solo la verità sul Varese (non su altro, o altri): compreso, se così fosse, che sta fallendo (tanto rinasce, come già successo altre volte).

Nessuno è stato obbligato a dedicare il suo tempo al Varese e toglierlo a famiglia, amici o tempo libero; nessuno è stato obbligato a dedicare la sua vita al Varese. L’impegno ve lo siete preso voi, bilanciando come chiunque al posto vostro oneri (tanti) e onori (forse, ancora di più); le promesse le avete fatte voi, sapendo se potevate (o meno) mantenerle; le decisioni le avete prese voi, e voi ne dovrete rispondere. Ospiteremo le vostre «prove», ma ora date le risposte che ci interessano. Le vuole la gente: e noi siamo qui per loro.