Provincia e referendum: destini incrociati

A metà settembre in Provincia risuonerà il rompete le righe. Scaduto il biennio è atteso il rinnovo del consiglio che, visti i risultati delle amministrative 2015 e 2016, porterebbe a un rovesciamento di fronte. Al centrodestra spetterebbero 9 rappresentanti contro i 7 del centrosinistra. In tal caso, il presidente Gunnar Vincenzi (in carica per altri due anni) sarebbe costretto a coabitare con una maggioranza di segno opposto. Ma il condizionale è d’obbligo. In autunno è infatti previsto il referendum costituzionale.

Quello su cui Renzi si è giocato faccia e destino politico. La consultazione si terrà almeno 90 giorni dopo la sua ufficiale convocazione, che però stiamo ancora aspettando. Perciò fino a Novembre non se ne parla. E siccome dal referendum dipende il destino della Provincia è facile che il rinnovo del consiglio venga rinviato. Se vincesse il SI’, gli enti di mezzo sparirebbero definitivamente. Se a spuntarla fosse il No, il rinnovo diventerebbe inevitabile. Ma a quel punto, in discussione, sarebbe l’intero quadro nazionale. E la priorità degli addetti ai lavori diventerebbero le elezioni anticipate. Il rischio, quindi, è che a Villa Recalcati la pausa estiva si protragga più del dovuto, lasciando incancrenire un assetto già sufficientemente incerto e nervoso. Speriamo che il buon senso prevalga e che le questioni interne vengano affrontate di petto indipendentemente dalle sorti di maggioranza e opposizione. Perché quando la politica abdica al proprio ruolo e lascia le chiavi in mano ai “tecnici”, tensioni e corto circuiti finiscono per degenerare. E la lettera delle RSU, spedita nei giorni scorsi e caratterizzata da toni decisamente ostili, rappresenta una spia da non sottovalutare.