Questa è una storia che non vuol finire. Con l’entusiasmo di chi non ha paura

Tutte le storie hanno un momento in cui iniziano. Questa storia è iniziata più o meno così: «Dai Caio, suona quel campanello e vai su». L’amico Filippo Brusa, una vita fa, convinse così un ragazzino timoroso che sognava di fare il giornalista a salire nella redazione del Giornale di Varese: cercavano qualcuno che potesse dare una mano sulle pagine sportive. Oggi quel ragazzino è diventato un uomo, un marito, un papà: sogna ancora di fare il giornalista e si ritrova a scrivere il suo primo editoriale da direttore della Provincia di Varese.

Una sfida, un onore, una storia che ha voglia di continuare. Di solito in questi momenti ci si guarda prima indietro per riguardare la strada percorsa e rivedere le persone, poi avanti per provare a immaginare quel che sarà: quindi, eccoci. La strada percorsa è una strada fatta di partite vissute e raccontate, di canestri e pedate a un pallone. Una strada fatta di calci nel sedere che hanno fatto crescere e di delusioni che hanno fatto male. Una strada fatta, soprattutto, di persone. I direttori che si sono seduti su questa poltrona e hanno reso La Provincia di Varese il grande giornale che è: un gigante come Michele Brambilla, Federico Delpiano. I colleghi incontrati e quelli salutati, gli amici che hanno lasciato qualcosa, i maestri: Flavio Vanetti, Marco Dal Fior, Bruno Melazzini. Le battaglie fatte, quelle vinte e quelle perse. Le lacrime per quella storia troppo brutta, per quel morto troppo giovane, che a certe cose non ci fai mai l’abitudine. Quel che sarà è un’idea, un sogno, un desiderio.

Un giornale che sia davvero “diversamente quotidiano”, un giornale che sarà un orgoglio scrivere e un piacere leggere. Un cantastorie, un controllore, un castigamatti, una piazza in cui incontrarsi. Un giornale fatto per chi non ha paura di trovare parole scomode, per chi non si vergogna di commuoversi leggendo una storia, per chi crede che la Pallacanestro Varese sia il nostro orgoglio e il Varese Calcio un fiore all’occhiello di cui andar fieri.

Quel che sarà è anche quello che La Provincia di Varese è già stata capace di essere: un giornale capace di dar fastidio, fare opinione, affezionare, emozionare.

Quel che sarà è una sfida che a prima vista appare impossibile da vincere, e per aiutarci a pensare che non esistono sfide impossibili abbiamo deciso di inaugurare questo nuovo corso chiacchierando con Bebe Vio e colorando la prima pagina con una sua foto. Una foto da guardare tutte le volte che ci verrà la tentazione di dire «Basta, io mollo qui».

Quel che sarà, arriverà grazie a un gruppo di persone e al loro entusiasmo: entusiasmo che in queste ore è traboccante e che andrà alimentato, ascoltato, rispettato. Una redazione che non è una redazione ma una squadra, e questa è una frase fatta ma chissenefrega: perché le frasi fatte a volte possono anche dire la verità. Una banda di collaboratori di cui andare orgogliosi, in giro per la provincia a cercare storie, notizie, immagini. Un gruppo di fotografi che riescono a emozionare con un’immagine, uno scatto, un’idea. Dei venditori che hanno imparato ad amare il giornale e le sue pagine, perché è solo così che si può convincere un cliente a fare pubblicità. Gente che in questi anni ha imparato a vivere e convivere con l’incertezza, l’invidia, la malignità, i «tanto chiudete nel giro di un mese», quel «ragazzi si chiude al 31 dicembre». Gente abituata a fregarsene e lavorare, a ricominciare. Se la Provincia di Varese fosse fatta da persone normali, sarebbe già morta cento volte, e invece. Un editore folle al punto giusto, capace però allo stesso tempo di tenere i piedi per terra.

Quel che è stato, quel che è e quel che sarà: sempre insieme a voi lettori.

E insieme a quelle presenze irrinunciabili anche se silenziose: una moglie a casa che aspetta sempre con il camino acceso e la cena calda. Un amico che è anche un fratello ed è anche un esempio ed è anche un maestro: perché dietro a queste parole, dietro a questa sfida, dietro a quello che è stato e che sarà c’è l’anima e lo spirito del Confa. Vi piaccia o no, gli piaccia o no.