Se rivogliamo la città giardino bisogna levare un po’ di auto

Il partito degli automobilisti, se si presentasse alle prossime elezioni, avrebbe buone possibilità di andare in Parlamento. Basterebbe picchiare duro sulla dilatazione del prezzo della benzina, sul bollo auto, sulle tariffe delle assicurazioni che continuano a salire, sulla cronica mancanza di posteggi e sul conseguente attivismo di vigili e ausiliari del traffico. La politica però, occorre ricordarselo ogni tanto, non è solo l’arte del consenso. Non basta fare il pieno di voti per accreditarsi come amministratore pubblico.

Occorrono progetti, lungimiranza, la capacità di ragionare non per il nostro futuro, ma per quello dei nostri figli e dei nostri nipoti. Con scelte che a volte possono risultare impopolari. Lo è, ad esempio, un piano del traffico per Varese che in qualche modo scoraggi l’uso indiscriminato dell’auto. Con navette dai posteggi della periferia al centro, con tariffe differenziate, con quello che vi pare. Ma se davvero vogliamo che Varese torni ad essere la città giardino, bisognerà togliere di mezzo un po’ di auto. Chi, se non un pazzo, scorrazzerebbe nel giardino di casa al volante di una quattro ruote? Se vogliamo il verde, spegniamo i motori. Altrimenti smettiamola di rimpiangere i bei tempi andati. Che erano belli anche perché i nostri nonni giravano a piedi, in bici o in tram.