Si può sognare e lo facciamo. Camminando “step by step”

Matt Reeser, futuro numero uno del Varese, ci è venuto a trovare per una lunghissima chiacchierata. L’editoriale di Gabriele Galassi

Parla in americano, perché l’italiano lo sta studiando, lo capisce ma ancora non lo padroneggia come vorrebbe; parla con educazione, lento e ben scandito, per permettere a chiunque gli stia davanti di seguire il filo del discorso; parla col sorriso, felice di raccontare e raccontarsi, senza sottrarsi a nessuna domanda (e senza dare risposte avventate o false), non per voglia di apparire ma per piacere di condividere. E parla chiaro, Matt Reeser. Che alla fine è

quello che più conta per una società e una tifoseria che tante ne ha sentite, ma poche ne ha viste: nel passato di qualche tempo fa, in quello recente, in quello recentissimo. Si è fatto raccontare la storia del Varese, anzitutto da Paolo Basile, con cui ha stretto un rapporto fatto di stima e anche di fiducia: ha chiesto dei momenti belli (la rinascita targata Sogliano, la scalata firmata Sannino, il Varese che bussa alle porte del pAradiso; e anche la nuova rinascita, quella da cui è nato il “suo” Varese Calcio) ma ha voluto sapere anche delle difficoltà (il fallimento in Serie B, le tensioni della passata stagione, la situazione debitoria del club), per capire in che solco muoversi e che problemi affrontare.

La storia la reputa valore, base solida, punto di riferimento e di partenza. La rispetta, e per questo non pretende: ha capito che tra i tifosi c’è diffidenza, ma che non è nulla di personale; sono ferite aperte e che bruciano ancora nei confronti di chi ha pensato che il Varese fosse a sua disposizione e non lui a disposizione del Varese. Ha capito, e promette l’unica cosa che al popolo biancorosso interessa: non la luna e le stelle (né le categorie, né i musei); ma la disponibilità, l’apertura, il dialogo, la sincerità. Promette, un impegno, una strada da seguire: «step by step», un passo alla volta; consapevole che servono risorse e, altrettanto, che vanno gestite nel modo giusto. Dalle aziende oltreoceano porta una mentalità fatta di ruoli precisi: fuori e dentro il campo. Dallo sport oltreoceano l’idea di una partita che sia anche evento: uno stadio più bello (ma non glamour: solo più fresco) e accogliente, da vivere prima e dopo la partita, dove poter mangiare, bere e stare in compagnia. Non nasconde come i risultati siano il motore di ogni realtà sportiva: soddisfazioni a stelle e strisce ne ha già – Reeser è fan delle squadre della Baia di San Francisco, Warriors (basket), Giants (baseball), 49ers (football) – ma è convinto di poterne avere anche qui, da tifoso e da uomo della società. Con le giuste premesse (e promesse), allora sì può anche sognare. E Matt Reeser lo fa, insieme a tutti i tifosi del Varese: «Tornare in Serie B? Certo, mi piacerebbe. Ma anche in Serie A: perché no?». Sogna, ma lo fa con i piedi per terra (che di questi tempi, al Varese, è una piacevole novità): «Tutto è possibile. Ma step by step: un passo dopo l’altro». Sogna, Matt Reeser. E, questa volta, anche noi con lui.