Totti è un eroe d’altri tempi. Come Vescovi e Meneghin

L’editoriale del direttore Francesco Caielli

Qui non si discute il giocatore (no, per noi Totti non è il più forte degli ultimi anni: davanti a lui, e pure di tanto, c’è Roberto Baggio). E nemmeno si parla del suo addio – devastante e struggente, capace di mettere d’accordo tutti – perché si finirebbe con lo scrivere delle banalità.

Qui si dice che Francesco Totti è (era) l’ultimo brandello di quello sport con cui siamo cresciuti e che ha chiuso definitivamente i battenti. Lo sport degli uomini. A Varese, siamo stati fortunati: anche noi nel nostro piccolo (anzi: piccolo un corno) abbiamo avuto la fortuna di vivere storie così. Abbiamo avuto la fortuna di vedere e conoscere uomini capaci di dedicare la loro carriera a un ideale. A una causa. Pensiamo a Cecco Vescovi, ad Andrea Meneghin: bandiere che hanno lasciato il segno, immolandosi a una causa superiore. Meritandosi così le lacrime, gli addii, gli striscioni, l’immortalità. Gente così, non va più di moda. Contratti, milioni, progetti, sirene, procuratori, ambizioni, bugie: oggi lo sport è regolato da queste robe qui e in tanti domenica avranno applaudito Totti dandogli sottovoce del coglione.

Noi, ci teniamo strette le sue lacrime. Sono un po’ anche le nostre, al funerale dello sport che emoziona.