Un anno vissuto come se ogni attimo fosse l’ultimo

L’editoriale del direttore Francesco Caielli

Dunque, un anno. Che certe volte ti guardi indietro e sembra durato un minuto, e certe altre ti guardi indietro e sembra durato un secolo. Un anno che è stato tante cose, ma che mai – neppure per un giorno – è stato banale e scontato. Perché il tempo, il passato, le ferite e le esperienze ci hanno insegnato a vivere e immaginare ogni istante passato insieme in questa redazione come se fosse l’ultimo.

Dunque, un anno. Un anno di Federica, Gigi, Fabio, Marco, Kevin, Alessandro, Simona: non cambierei uno di voi (nemmeno quando mi fate incazzare) per dieci redattori senz’anima. Un anno di Galpa: un editore con cui basta uno sguardo per capirsi, un sorriso per fare pace, un cenno per decidere. Un anno di Marco, Andrea, Pino, Matteo, Laura, Adriana, Silvia, Laura, Cristiano, Annalisa, Alessandra, Luca, Paola, Lidia, Valeria, Linda, Piero, Alberto, Alan, Emanuele: chiamarvi collaboratori è riduttivo e non rende giustizia a quello che siete, ognuno a suo modo, per questo giornale.

Un anno di Enrico, Stefano, Giovanni e Guido: fotografi, giornalisti, fratelli tutto quanto insieme. Un anno di Daniel e Ale. Un anno di Sara e Lorenzo, Onorina, Paola, Lara, Alessia e Martina, Valentina.

Un anno di storie, tragitti redazione-parcheggio, aperitivi, schiscette, tiri a canestro, caffè. Un anno di conquiste e un anno di coltellate alle spalle (anzi, una coltellata sola: ma che fa un male boia per la mano che l’ha tirata). Un anno con una moglie che aspetta ancora come il primo giorno, a orari folli, con il camino acceso e la cena calda. E scusa se a volte lo do per scontato.