Una domanda sacrilega sul futuro di Villa Mylius

La domanda è sacrilega, dati gl’impegni politico/imprenditoriali già presi: siamo sicuri che destinare Villa Mylius a sede dell’Accademia del gusto di Gualtiero Marchesi sia la scelta migliore? L’accordo stretto dalla precedente Amministrazione civica prevede di trasformare i locali della storica dimora, donati a Varese dalla famiglia Babini Cattaneo, in laboratori specialistici per futuri chef. I costi dell’operazione (sei milioni e mezzo di euro) se li ripartiranno la Regione Lombardia per metà, il Comune di Varese per un milione e 725mila euro,

la Fondazione Cariplo per un milione, la Fondazione Marchesi per 500 mila. Periodo di durata dell’intesa: vent’anni. Lavori di adeguamento della villa: massicci. Possibilità di riconvertirla, in seguito, a uso diverso: complicate. Successo popolare dell’operazione: da verificare. Improponibile la marcia indietro? Di sicuro onerosa, dato che si perderebbe un finanziamento garantito. Certamente foriera di polemiche locali, e probabilmente di sarcasmi nazionali. Senz’altro ardita, non essendovi sul tavolo una proposta alternativa d’immediata attuazione. Però le idee non mancano: chi immagina Villa Mylius luogo di facoltà universitarie, chi di musei permanenti e mostre di prestigio, chi di sale-conferenze e salotti musicali. Eccetera. Il problema sarebbe di trovare nuovi soldi dopo aver perduto i vecchi. Un azzardo/scommessa, dunque? Guardando allo stato dell’arte, sì. Credendo nell’arte del cambiamento, no. Potrebbe infatti trattarsi d’un rischio/avventura meritevole d’esser corso. O quantomeno da valutare, prima di rinunziarvi. Per intanto, perdonate il sacrilegio.