Una storia di uomini e di Resistenza. Se vincono loro vinciamo anche noi

Pugile. Davide Farano, uno dei lavoratori de La Quiete, dalle colonne del nostro giornale aveva paragonato se stesso e i colleghi a dei pugili. Lavoratori che navigano a vista dal 2009. Che nell’estate 2016 hanno continuato a lavorare nonostante per quattro mesi non fosse stato loro pagato lo stipendio.

E i lavoratori-pugili, ancora una volta, fanno quello che hanno dimostrato di saper fare in un modo che tutti noi dovremmo invidiare: hanno continuato a lottare. Una Resistenza intelligente e innamorata. Dall’8 gennaio un presidio permanente dei lavoratori cercherà di fermare quello sfratto che per la clinica significa morte. Otto anni passati nel mare periglioso dell’incerto futuro incattivirebbero chiunque. Loro non faranno volare gli stracci: garantiranno durante l’assemblea il servizio sanitario indispensabile per Varese che hanno sempre garantito con gli stessi standard qualitativi.

Loro non si incateneranno ai cancelli della clinica: durante il tempo libero, senza sottrarre un minuto alle ore lavorative, offriranno gratuitamente ai varesini esami medici. Una città si stringe sempre attorno ai propri Campioni: ogni varesino ha il dovere, in questi giorni di Resistenza, di passare anche soltanto per un minuto da La Quiete e far registrare la propria presenza. Perché questa protesta che cura gratuitamente chi ne ha necessità deve essere una stella al petto della città. Deve fare il giro del mondo, raccontare una storia di etica del lavoro di cui abbiamo perso la memoria. Se vincono loro, vinciamo noi. E sarà una vittoria pulita, vera. Senza doping. Per una volta sarà una vittoria giusta. Senza ombre.