Varese vuole darsi una mossa nell’Italia dell’immobilismo

Anche il ministro Martina, venuto a inaugurare la fiera di Varese, caldeggia scelte strategiche in chiave turistica: il futuro di Varese è in questo settore. Guardare al domani ricordando cos’eravamo ieri: conosciamo la ricetta. Soprattutto la conosce il sindaco Galimberti, la condivide il vicesindaco Zanzi, l’ha fatta esplicitamente sua l’assessore alla Cultura Cecchi, la sostiene attivamente la Camera di Commercio. Varese non sarà sola: da Milano, sponda Regione, giunge il rinnovato supporto del governatore Maroni. Chissà che non si riesca a fare squadra in concreto, dopo averlo promesso più volte a parole.

A proposito di fiera, Galimberti ha ribadito che bisognerà cambiare. Non avremo più la campionaria di tipo generico, si punterà a un’offerta specialistica, così da qualificare la rassegna e attirare presenze extra-locali. Sembra una buona idea. Quanto alla possibilità di realizzare una struttura stabile per la rassegna, siamo soltanto al vago auspicio. Certo, una simile soluzione appare ottimale.

Resiste, e non è poco, la difficile congiuntura economica a ostacolare progetti di sviluppo, rilancio e cambiamento. Renzi a Cernobbio ha sparso ottimismo, come usa fare. Tuttavia i dati dell’Istat confermano che la fase di stagnazione prosegue. A giugno consumi e Pil sono rimasti fermi, gli esperti dicono a causa dell’incertezza. Ed è senz’altro così. La Brexit, il terrorismo, l’immigrazione condizionano fortemente molti Paesi europei: il Forum Ambrosetti lo ha ribadito. L’Italia, in più, ha da vedersela col prossimo referendum costituzionale: un appuntamento in vista del quale la cautela si sta purtroppo trasformando in immobilismo.