Pandolfo: «E se alla fine vincessi io?»

Verso il voto - Il candidato di Varese Futura: «Non è detto che il sindaco sarà uno tra Galimberti e Orrigoni»

– È anche abbastanza normale che in questa campagna elettorale la scena se la prendano i big: Galimberti, Orrigoni, Malerba. Funziona così, piaccia o no. Questo non significa che gli altri non debbano avere spazio, e quindi eccoci qui: da oggi intervisteremo anche quelli che un po’ volgarmente vengono definiti “candidati minori”. Via con Flavio Pandolfo, che si presenta con Varese Futura. «Un momento – dice – mettiamo subito in chiaro una cosa: di candidati minori non ce ne sono. Fino al momento del voto siamo tutti uguali».

Perché chiunque vinca, ci sarà bisogno di controllo: qualcuno che vigili sul rischio che cambino i simboli ma restino gli stessi attori e le stesse forze a gestire la città. E poi, chi ha detto che perderemo?

Sì. La situazione è molto fluida e non dimentichiamoci che a Bolzano è stato eletto un sindaco con il 20% dei voti.

Il punto è che non mi fido di quei sondaggi. Perché ho degli amici che lavorano negli istituti che li producono e quindi so quel che c’è dietro. E perché conosco questa materia un po’ di più rispetto agli altri, anche rispetto a chi li ha pubblicati.

Non è detto che ci troveremo di fronte a un bilateralismo perfetto come in molti pensano. Anche perché, se vogliamo dirla tutta, su molte posizioni non vedo molta differenza tra i due schieramenti.

Il gruppo dei costruttori che fanno capo a Compagnia delle Opere ha organizzato un incontro per parlare del futuro di Varese. Ma non hanno invitato me, che oltre a essere un candidato sindaco sono anche un architetto. Strano, no?

Non lo auguro a Pandolfo, perché ho una vita molto complicata e complessa dal punto di vista professionale e familiare, e so che la vita del sindaco è massacrante. Però lo auguro di cuore ai varesini.

Perché se cambiamento dev’essere, che cambiamento sia per davvero. Non facciamo che si cambia tutto per non cambiare nulla.

Complimenti per averla notata.

Invece la realtà dei fatti dice che la maggioranza dei cittadini di Varese non l’avrebbe notata. Dico questo, perché credo che a Varese ci siano tante minoranze silenziose che di solito vengono ignorate. Io scendo in campo anche e soprattutto per loro, che hanno bisogno di aiuto più di quanto ne abbiano bisogno gli altri.

Agli immigrati, innanzitutto, che rappresentano il 10% della cittadinanza e che sono molto diversi da come vengono dipinti. Faccio l’architetto e giro per i quartieri, ne vedo tanti: sono dei gran lavoratori che si massacrano di fatica. Poi c’è anche la parte marcia, che cazzeggia e magari delinque e che va isolata: ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio.

E poi, le altre minoranze che devono essere ascoltate: i poveri, gli omosessuali, e così via.

Perché non vendo fumo. Parliamoci chiaro, io dialetticamente ci so fare e sarei capace di vendere fumo: ma credo che per amministrare una città serva altro. Buonsenso, idee chiare, serietà: io credo di dare queste cose, con idee che ovviamente tendono verso sinistra.

Ho conosciuto delle persone che mi piacciono anche se la pensano diversamente da me. Idealmente sono molto di sinistra, concettualmente lo sono un po’ meno perché accetto anche chi la pensa diversamente da me. Vivo con tre donne: se fossi intransigente sarei già morto.

Amo il basket: sapete che da ragazzo avevo fatto un provino con Nikolic per la Ignis? Non andò bene. Ma io sono un giocatore di hockey mancato: mio nonno emigrò negli Stati Uniti, poi tornò qui mentre una parte della famiglia restò là. Mio cugino che vive nel New Jersey ha vinto due Stanley Cup da protagonista con la maglia dei Devils. Detto questo, lo sport ha un grande valore sociale ed educativo.

Nessuno, ho la residenza a Roma.

Apro una bottiglia di Pandolfo Riserva del 2012: un Sangiovese ravennate che mi è stato regalato e che ha una storia particolare. Poi parlo con tutti i dipendenti comunali per capire cosa vogliono: se si vuol far lavorare bene un comune bisogna conoscere chi ci lavora dentro. E aprirei un ufficio per i fondi europei: i soldi e i finanziamenti arrivano dall’Europa, non bisogna farseli scappare. E questo è un consiglio che do a chi sarà sindaco, se dovessi perdere io. n