I colonnelli della Lega in guerra a Varese

VARESE (m. tav) La Lega è un partito che non grida per problemi interni. Al contrario del Pdl, quando c’è un litigio che divide i dirigenti leghisti, di solito viene lavato in casa senza far troppa pubblicità. Una regola che vale anche ora. Mentre nel Pdl ogni giorno si assiste a uno show pubblico tra Fini e Berlusconi, i leghisti sembrano uniti.
Invece, anche nel Carroccio è ormai iniziata una guerra interna tra i colonnelli. E soprattutto tra i colonnelli e chi aspira salire di ruolo.

Il recente scontro, avvenuto a livello varesino tra il segretario provinciale del Carroccio Stefano Candiani e il deputato leghista Marco Reguzzoni sulle dichiarazioni di Bossi a Pontida è solo l’ultimo sintomo di uno scontro che si sta consumando ad alti livelli. E precisamente nella dirigenza leghista.
Uno dei protagonisti è Marco Reguzzoni. Entrato a Roma come deputato, è riuscito in breve tempo a crescere e a diventare capogruppo alla Camera, sostituendo il neopresidente del Piemonte Roberto Cota e sottraendo il posto al deputato bergamasco Giacomo Stucchi. Il quale in Parlamento, al contrario di Reguzzoni, siede da almeno dieci anni. Stucchi viene dalla zona sotto l’influenza di Roberto Calderoli: la scelta di Bossi di puntare su Reguzzoni va, quindi, interpretata come il tentativo di tenere a freno uno dei colonnelli.
La crescita di Reguzzoni però non si limiterebbe al livello romano, visto che l’anno prossimo in Lombardia il Carroccio andrà a congresso per nominare il nuovo segretario nazionale. Carica ricoperta oggi da Giancarlo Giorgetti, uomo da sempre vicino al Senatùr. Quattro anni fa, fu Bossi ad imporre nuovamente Giorgetti come segretario, anche se ci fu comunque un confronto con Matteo Salvini diventato, insieme a Reguzzoni, uno dei due vicesegretari nazionali. Reguzzoni vuole scalzare Giorgetti. E l’unico modo è quello di avere la benedizione del Senatùr, perché Giorgetti può contare su un seguito più vasto nella militanza. Tornando invece ai livelli ancora più alti, si può dire che nel partito si è creata una profonda frattura. Da un lato possiamo delineare un asse tra Giorgetti, Maroni e Calderoli, dall’altro una intesa tra la vicepresidente del Senato Rosi Mauro e Reguzzoni.
Roberto Castelli, come si capisce da una sua recente accusa lanciata dalla stampa alla mancanza di gioco di squadra nella Lega, sarebbe ai margini. Alla prima parte fanno riferimento tutti i maggiori amministratori del territorio, dal presidente della Provincia di Varese Dario Galli al sindaco Attilio Fontana.

e.marletta

© riproduzione riservata