Un alloggio per due rumene Altre accuse a Fumagalli

VARESE La casa del Comune di via Vetta d’Italia requisita in tutta fretta dal sindaco per piazzare una conoscente straniera – in barba alle procedure di assegnazione degli alloggi pubblici – è un episodio ormai risaputo: e il pm Agostino Abate lo contesta ad Aldo Fumagalli nell’inchiesta che cinque anni fa lo aveva costretto alle dimissioni.
Meno noto, ma ugualmente ritenuto grave sotto il profilo penale, è che anche una cooperativa che nel 2004 lavorava molto per il Comune,

la Sette Laghi, si sarebbe in un qualche modo dovuta piegare alle esigenze del primo cittadino, mettendo a disposizione un appartamento per permettergli di ospitare imprecisati «parenti in visita a Varese», che si è saputo poi essere in realtà due ragazze romene.
Il fatto risale all’aprile 2004 e in esso il pm ravvisa gli estremi della concussione (proprio per il legame degli appalti comunali di cui la Sette Laghi era titolare): è uno dei due reati (l’altro è il peculato, in relazione all’uso dell’auto blu), per i quali si appresta a chiedere il rinvio a giudizio di Aldo Fumagalli. Allora la coop, che ha sede in piazza Marsala, aveva una mezza dozzina di appartamenti in affitto in città: residenze che per contratto doveva mettere a disposizione delle infermiere reclutate in paesi extracomunitari per lavorare nel nostro paese.
La richiesta di Fumagalli, seppure avanzata a titolo di favore personale, configura secondo la procura il reato di concussione. Dovrà naturalmente essere provato, ma al di là di quello che sarà l’esito giudiziario, si può dire che sia semplificativo di un certo modo di agire disinvolto da parte dell’ex sindaco. L’appartamento, in zona Brunella, fu concesso: era libero, in attesa dell’arrivo delle infermiere alle quali doveva essere assegnato.
Ma le “parenti” del sindaco si fermarono una settimana oltre il previsto, costringendo poi le infermiere ad un alloggio di fortuna. Peraltro furono attivati i contratti di luce e gas, senza che la Sette Laghi, titolare dell’affitto, ne avesse fatto richiesta.
Le carte che la procura ha depositato in cancelleria saranno oggetto di studio approfondito da parte degli avvocati di Aldo Fumagalli, Giancarlo Beraldo e Cesare Cicorella, che entro venti giorni (praticamente a settembre, in virtù della sospensione feriale dei termini), dovranno controdedurre e mettere a punto una strategia difensiva. Chiederanno un nuovo interrogatorio?Difficile: i due ai quali Fumagalli si era sottoposto nel novembre 2005 furono ampi ed esaustivi.
Cicorella anticipa qualcosa, in particolare sull’accusa di peculato (uso dell’auto blu al di fuori dei fini istituzionali, segnatamente per trasportare conoscenti): «È da vedere in questo caso se si prova l’uso anomalo di beni della pubblica amministrazione, tale da determinare una diminuzione del valore patrimoniale del mezzo e quindi un danno alla stessa pubblica amministrazione. Nel caso siamo pronti ad un rito alternativo».
Sull’altra accusa, quella di concussione, si dice più ottimista: «La escluderei, ritengo che in questo caso ci si possa difendere bene. È una fattispecie al limite di condotte estorsive, per integrarla devono essere messi in atto comportamenti che a mio avviso non ricorrono».
Franco Tonghini

e.marletta

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