La Quiete si salva Ma i Polita rischiano

VARESE La Quiete Hospital non chiuderà: come era prevedibile, dati gli sviluppi degli ultimi giorni, la procura di Varese ha rinunciato alla sua richiesta di fallimento nei confronti della società operativa che gestisce l’omonima e storica clinica privata varesina.

Anzi, la vendita, di fatto pilotata dalla stessa procura, da parte della famiglia di costruttori varesina Polita al gruppo Sant’Alessandro (vicino agli Angelucci: è amministratore unico Alessandro Casinelli, e socio Alessandro Vallone, figlio di Antonio Vallone, amministratore delegato di San Raffaele Spa, della famiglia Angelucci, appunto), per una somma di 4 milioni di euro, è un evento destinato a rilanciare la struttura, dopo la gestione travagliata dell’ultimo anno, e a garantire un futuro alle persone che vi sono impiegate, che da tempo percepivano gli stipendi a singhiozzo.

Tra le condizioni poste ai due fratelli Sandro e Antonello Polita dal pm Agostino Abate per evitare il fallimento, vi è proprio che quei soldi vadano a pagare i debiti, in primis verso i dipendenti e poi ai fornitori (un milione e 300mila euro). È stata data delega ai nuovi proprietari affinché eseguano direttamente le operazioni. Non un euro ad AnsaFin, la finanziaria di famiglia dei Polita, esposta per 4 milioni nei confronti della Hospital: somma che era stata versata per ripianare il buco ed evitare il fallimento. Un altro milione e 700mila euro andrà al fallimento di Quiete Srl (dichiarata fallita dal tribunale di Milano), e un milione sarà destinato, sempre dagli acquirenti, al pagamento dei debiti dell’Istituto clinico (cioè il laboratorio, pure quello acquistato dal gruppo Sant’Alessandro).

Ma in procura è pronto pure un dossier su AnsaFin, la finanziaria di Antonello e Sandro Polita: il pm ha dettato agli avvocati dei due fratelli severe condizioni per il risanamento. Perché non venga chiesto un nuovo fallimento è necessario che i costruttori compiano sacrifici dolorosi, cioè vendano altri immobili per coprire altri debiti per svariati milioni di euro. E tra questi cespiti rientra sicuramente l’albergo di Capolago (tirato su in poche settimane per i Mondiali di ciclismo, e assurto a simbolo della famiglia), che risulterebbe già oggetto di vendita: nei giorni scorsi, è stato stipulato di fronte ad un notaio un contratto preliminare. In precedenza i Polita avevano separato la gestione dai muri, affidandola a persona di propria fiducia.

Queste sono solo le pendenze di natura civile. Pesanti pure gli addebiti penali che la procura di Varese muove ai due fratelli, indagati per bancarotta fraudolenta, due tentativi di estorsione aggravata, truffa ai danni dello Stato, calunnia, falso e svariati reati di natura fiscale.

Franco Tonghini

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