Mangia, il predestinato che ha affossato l’Inter

di Stefano Affolti

VARESE «Mangia e Pisano chi?». Questo devono aver pensato quelli dell’Inter, guardando la distinta nella pancia del Barbera. «Mangia e De Luca chi?», s’erano chiesti i loro fratellini della Primavera l’anno scorso, quando si presentarono tronfi al cospetto degli sconosciuti del Varese e ne uscirono regolarmente suonati.

Se vivi di pallone, sei interista, hai deciso di fare l’allenatore quand’eri ancora adolescente e hai saputo sfruttare ogni assist del destino, trovarti su una panchina di serie A nel posticipo Sky a 37 anni contro gli ex campioni di tutto è una cosa straordinariamente normale. Mangia debuttò in Eccellenza il 31 ottobre 2004, perdendo a Masnago con la Rhodense: veniva dalla Berretti insieme a Pisano, sbarbatello uguale, e s’impose portando i biancorossi in C2. Poi ha galleggiato nell’anonimato e si è rimesso in discussione, come solo i grandi sanno fare: viene da ridere pensando che ad agosto 2010 gli dicevano «sei finito», perché aveva accettato la Primavera del Varese.

Ha sfiorato Viareggio e scudettino, Sogliano se l’è portato a Palermo, Zamparini gli ha dato la chance della vita, lui ha deciso di giocarsela senza retropensieri e adesso Zampa si sarà invaghito, oltre a complimentarsi con se stesso. Prima della partita scambia messaggini con gli amici: non sarà mai snob, neanche in serie A. Sa che un’intera città tifa per lui e Pisano davanti alla tv, pure agli interisti di quassù spiace meno se perdono. In panchina sbraita come se Miccoli fosse De Luca, al punto che lo diventa veramente e gliela fa vincere: più Calabrone che Zanzara, però il risultato è lo stesso.

Devis prende appunti, sta in tuta e t-shirt perché è un uomo di campo. Adora giocare coi Lego: Zampa gli ha smontato la squadra e lui la rimonta, come l’anno scorso da zero creò qualcosa che «non succederà più», e invece risuccede maledettamente spesso. È predestinazione. Quando si trova in vantaggio urla di attaccare ancora, perché da cacciatore di razza annusa la preda. Luca Sogliano gli zompa addosso al fischio finale: guardando lui, Balzaretti e Pisano trionfare in maglia rosa, avrà pensato di aver sbagliato il candeggio e azzeccato le scelte.

La partita di Mangia è la cosa più bella della domenica, per chi sabato ha sofferto a Masnago. Insieme al Sannino che t’aspetti, un altro che non cambia ovunque stia: «Siamo nel tombino», ha detto in tv nel dopogara di Catania. Vi ricorda qualcosa?

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