Quindici minuti di furia omicida “Un raptus e l’ho uccisa”

SAMARATE Lei lo ha respinto, lui l’ha massacrata e inscena una rapina per depistare le indagini portandole via anche la fede nuziale in quella villetta di via dei Faggi. In 15 minuti di follia di Marianna Ricciardi, 35 anni, non è rimasto più nulla. Lui, Domenico Cascino, 42 anni, collega di lavoro, ha confessato intorno all’una della notte tra lunedì e martedì: non ha mostrato segni di pentimento nel raccontare la cosa. Si è limitato ad assumerla come un dato di fatto: «Un raptus, questa volta non sono riuscito a controllare la violenza e l’ho uccisa». Nulla di più per raccontare ciò che aveva fatto a quella che con i colleghi di lavoro chiamava «la mia sorellina».

Cascino ha alle spalle un precedente specifico risalente al 2009, quando malmenò una ex fidanzata puntandole un coltello alla gola. Per «quella volta» Cascino è a processo a Gallarate. I carabinieri del reparto operativo di Varese, guidati dal tenente colonnello Loris Baldassarre affiancato dal capitano Massimiliano Corsano, e i militari del nucleo operativo radiomobile di Busto, guidati dal maggiore Gianluigi Cirtoli affiancato dal tenente Marco Tubiolo, erano già arrivati a lui. Cascino è stato fermato nella notte.

Da subito i carabinieri avevano compreso che quell’assassinio non era frutto di un furto o di una rapina in casa finiti male: troppo violente le modalità, troppo strano un colpo simile in un’abitazione normale tentato in pieno giorno. E poi c’era quel caos artefatto, messo in piedi ad arte per nascondere qualcosaltro. Le indagini si era quindi immediatamente concentrate nell’ambito di familiari e conoscenti: le modalità dell’omicidio indicavano un personalissimo movente passionale. Luca Pittaro, camionista marito di Marianna, è stato ascoltato a lungo: lui aveva ritrovato la moglie massacrata intorno alle 18 dopo che la suocera l’aveva chiamato spaventata. Marianna, che avrebbe dovuto andare a prendere la figlia di 7 anni a scuola, non si era presentata. Di più: aveva il cellulare staccato e non rispondeva al numero di casa. La ricostruzione dell’uomo è apparsa più che credibile.

I rapporti tra marito e moglie forse si erano raffreddati (lui avrebbe passato alcuni giorni di vacanza in camper da solo con la figlia) ma Marianna non lo ha mai tradito. E come lui nessuno conoscente della donna presta credito alla storia. A dare la svolta un vicino di casa che aveva notato una Passat scura fermarsi spesso in via dei Faggi. La verifica in ambito lavorativo ha portato a Cascino: anche Marianna lavorava all’Aloisianum. Tutte colleghe donne tranne tre uomini: di questi quello con il quale Marianna aveva maggiore confidenza era Cascino.

E i militari sono arrivati a lui e alla sua Passat nera. In due ore l’uomo è crollato dando la sua versione dei fatti: lui e Marianna avevano una relazione extraconiugale alla quale la donna aveva posto fine venerdì scorso. Attraverso una serie di casti sms lui l’aveva convinta ad incontrarlo lunedì per un chiarimento. La donna ha accettato ed è stata la fine. «Che i due abbiano avuto una relazione lo dice Cascino – ha spiegato Monti – Di fatto non ci sono riscontri sensi in tal senso». Più probabile che Marianna, molto devota (in casa sono state trovate pagine sottolineate del Vangelo) abbia preso in simpatia un uomo che le appariva solo e sfortunato e abbia voluto avvicinarsi a lui per non vederlo tanto solo. Nessuna relazione extraconiugale, dunque; e quando lui ha chiesto di più lei lo ha respinto ed è stata la fine. Dopo la mattanza in salotto avvenuta tra le 10 e le 12 di lunedì mattina Cascino «si è lavato nel bagno di via dei Faggi – ha spiegato Baldassarre – ha inscenato un furto rubando la vera nuziale, il portafoglio e il cellulare della vittima, ha gettato i vestiti sporchi di sangue in un cassonetto della Caritas che ci ha fatto ritrovare ed è tornato a Gallarate. Qui ha messo a bagno l’unico indumento trattenuto, un maglione, ed è andato a lavorare».

e.marletta

© riproduzione riservata