Busto, Borsano ricorda la tragedia delle foibe

Busto Arsizio – Borsano ricorda tutte le vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati. Le celebrazioni della “Giornata del Ricordo” sono iniziate venerdì proprio nel quartiere che a suo tempo offrì accoglienza a un folto gruppo di sfollati giuliani e dalmati e nel quale è ancora viva la memoria della tragedia subita.

 Ieri mattina il parroco, don Mauro Magugliani, ha celebrato la santa nessa nella scuola elementare Rossi, a pochi metri da quei palazzi dove ancora oggi vivono i profughi istriani e le loro famiglie: «Nella nostra comunità vivono famiglie con cognomi difficili da pronunciare – ha detto il don al termine della funzione – persone costrette a lasciare la propria terra e a subire grandi sofferenze. Oggi hanno i capelli bianchi, mi rivolgo quindi ai loro nipoti perché ascoltino le storie dei loro nonni. E’ importante conoscere le proprie radici e la propria storia».

Le commemorazioni della “Giornata del Ricordo” sono iniziate proprio dalla statua di San Biagio, Santo Patrono della contrada dei Giuliani e Dalmati: da qui è partito il corteo arrivato fino a via Cavalcanti dove è stato acceso un falò. Come da tradizione, le signore della contrada hanno preparato a mano i “Sanbiagini”, i dolci della festa benedetti e distribuiti al termine della messa di ieri mattina: una messa molto sentita e partecipata. E’ stato l’attuale parroco a spostare la celebrazione nel cuore del villaggio,

fino a qualche anno fa piuttosto isolato rispetto al resto del quartiere. «Oggi non è più così e lo dobbiamo soprattutto al nostro parroco che ci coinvolge in tutte le iniziative della comunità», conferma Aurelio Iezzi, arrivato a Borsano dalla Libia nel 1965. Il villaggio ospitò anche i profughi libici. «Tra sfollati istriani e libici, siamo rimasi i 150», spiega Iezzi. In tempi più recenti sono poi arrivati i nuovi immigrati, dall’Albania, dall’Africa e dai Paesi dell’Est. «Non è sempre facile costruire l’integrazione tra persone con origini e religioni differenti tra loro – considera l’uomo – ma cerchiamo di fare il possibile. Anche il don cerca di coinvolgerli in tanti modi, ma la strada è lunga».

 Le commemorazioni riprenderanno giovedì: alle 21 al cinema Teatro Aurora è in programma una serata musicale a cura del coro degli alpini Monterosa. Venerdì 10 febbraio, dopo la messa delle 10, un corteo raggiungerà la statua di San Biagio, dove sono sono previste le commemorazione delle vittime, la deposizione di una corona e l’intitolazione della piazzetta a don Emerico Ceci, il sacerdote di origini istriane che negli anni ’50 fece da punto di riferimento per i tanti profughi che trovarono una nuova casa nel villaggio di Borsano.
Valeria Arini

p.rossetti

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