Addio Gaspare Pappalardo Il ribelle che si fingeva vigile

VARESE Ancora prima di vederlo sentivi le note di “Giovinezza” o di “Bandiera rossa”, a tutto volume dal vecchio mangianastri che il Gaspare si portava appresso come un ostensorio.
Secondo come gli girava, era fascista o comunista, ma «sempre libero» come Violetta Valery, fuori da ogni schema, soprattutto quando il vino incominciava a fare effetto. Allora attraversava mezzo incrocio e si metteva impalato al centro a dirigere il traffico, con gesti marziali, all’Alberto Sordi pizzardone.


Gaspare Pappalardo, che fino agli anni ’90 a Varese era più conosciuto del Papa, se ne è andato a 88 anni nella casa di riposo “Ai Pini” di Besano, il cuore ha ceduto ma lo spirito fino in fondo è rimasto quello.
«Scherzava come sempre, diceva che era stato fascista poi partigiano e aveva barattato il moschetto con un fiasco di vino. Era stato portiere d’albergo e una volta era salito su un autobus incustodito e l’aveva messo in moto facendoci un giretto. “La colpa era dell’autista”, diceva, “aveva lasciato le chiavi nel cruscotto”», racconta Vincenzo Mancini, che con Gaspare si ritrovava al bar Regina per un bicchiere. Pappalardo era sempre pulito e in ordine, ai tempi dormiva alla Casa dell’Ospitalità di via Maspero».
Sul Gaspare se ne dicevano tante, che fosse rimasto sotto le macerie del Kursaal di colle Campigli e per questo avesse perso la memoria, e addirittura che tenesse parentela stretta con il cardinal Pappalardo di Palermo.
Era un clochard anomalo, uno spirito bizzarro che amava vivere ogni attimo senza chiedersi il perché, e come nella canzone di Jannacci, «el purtava i scarp de tennis, el gh’aveva du oeucc de bun» e anche lui era tra i primi «a menà via», perché al dormitorio le porte la sera si chiudevano presto. «Non aveva parenti, alla casa di riposo ero il suo unico confidente, fino a tre mesi fa stava bene, poi il cuore è peggiorato e piano piano se ne è andato. Ma è rimasto lucido fino in fondo, ha saputo sorridere alla morte come aveva fatto con la vita, per tutto il corso della sua esistenza».

s.bartolini

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