Prove di rave nella ex disco Dieci ragazzi finiscono nei guai

VARESE Sorpresi in dieci in una villa abbandonata: condannati a un mese di carcere (con pena sospesa e non menzione) per occupazione abusiva dell’immobile.
Assolti, invece, dall’accusa di danneggiamento: quando i ragazzi furono scoperti dalla polizia stavano facendo delle grandi pulizie all’interno di quella che a Varese è nota come la discoteca “Il muro”, chiusa ormai da anni, e trasformatasi in rudere al termine di viale Valganna.
Il giudice monocratico ieri ha riconosciuto anche 2mila euro a titolo di risarcimento per i danni morali alla società

“Il muro”, rappresentata dall’avvocato Fausto Moscatelli. Per l’accusa il gruppetto, composto da tre ragazze e sette ragazzi di età compresa tra i 34 e 24 anni, si stava preparando a organizzare un rave party in grande stile: alcuni di loro, così come la villa abbandonata, hanno precedenti specifici in quest’ambito.
La festa, invece, era finita ancora prima di cominciare: il 23 ottobre 2010 gli uomini della squadra volanti di Varese erano calati sul vecchio immobile chiudendo le danze. A far scattare l’allarme alcuni residenti nella zona; la villa, da che è stata dismessa come discoteca, ha iniziato a mostrare tutti i segni dell’incuria. Il muro di cinta è in parte crollato, l’immobile è accessibilissimo e il grande parco intorno si è trasformato in una tundra. I residenti avevano notato il via vai dei ragazzi e, temendo che l’immobile si trasformasse in ricovero abusivo per barboni o peggio, avevano dato l’allarme.
I ragazzi non hanno mai ammesso l’intenzione di dar vita ad un gran rave party; difficile, però, per loro spiegare perché avevano rotto le serrature della villa sostituendole con delle nuove (delle quali avevano le chiavi ottenendo quindi un comodo accesso all’immobile), perché la polizia ha trovato resti di cibo e vivande al suo accesso, perché il gruppetto avesse un potente generatore di corrente. E soprattutto perché i dieci amici stavano liberando i locali da macerie e calcinacci ripulendo gli ambienti.
Il giudice non ha obbiettato davanti all’accusa di occupazione abusiva dell’immobile, rigettando invece il capo di imputazione relativo al danneggiamento: pare che l’accesso del gruppetto, seppur non autorizzato, abbia addirittura migliorato gli ambienti.
Negato, di conseguenza, il risarcimento per i danni materiali che, evidentemente, non ci sono stati.

s.bartolini

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