Ciao Mago. In questa tv non c’era più posto per te

Il post-it di Marco Dal Fior

Se ne è andato Mago Zurlì. Aveva 89 anni, 51 dei quali passati nei panni dello stregone televisivo che tutti i bambini della tv in bianco e nero ricordano con i lucciconi. Con Mariele Ventre, la direttrice del Piccolo Coro dell’Antoniano, Topo Gigio e gli altri strampalati personaggi della sua troupe accompagnava in scena gli ingenui emuli di Morandi e Rita Pavone. Cantanti in miniatura, impegnati a raccontare gorgheggiando le imprese del pulcino Ballerino, del Torero Camomillo e del cosacco Popoff,

troppo in carne per marciare con gli altri sulle steppe del Don, che raggiunge i suoi compagni solo scivolando sulla pancia in uno slalom sulla neve sovietica. Da qualche tempo – nove anni per la precisione – Mago Zurlì era tornato Cino Tortorella, aveva tolto i calzoncini a sbuffo e il mantello, aveva fatto un robusto shampoo alla capigliatura punteggiata di brillantini. Mago lo era davvero: era entrato nel Guinnes dei primati per aver condotto lo stesso programma più a lungo. Nella tv delle liste sulle ragazze dell’Est, delle isole degli ex famosi, dei processi davanti alle telecamere con lo share come giuria popolare, per lui non c’era più posto. E neppure, immaginiamo, lo volesse. Lui era un tipo da “Zecchino d’oro”. Il “Lecchino d’oro” lo ha lasciato volentieri ai suoi telesuccessori.