Da Varese a Cantù in 45 minuti È un sogno?

L’editoriale di Ivano Barili, un normale varesino che da anni tutte le mattine deve andare a Cantù per lavorare

Martedì mattina per qualche secondo mi è sembrato di vivere in un sogno. Da Varese a Cantù in quaranta minuti. A raccontarla nessuno mi avrebbe creduto. Eppure era vero.
Mi era capitato di raggiungere il posto di lavoro in meno di trequarti d’ora, ma succedeva solo il 14 agosto. Martedì non era la vigilia di Ferragosto, ma un giorno lavorativo qualunque con le aziende e le scuole aperte. Era pur sempre un bel giorno per noi bancari: giorno di paga.

Però il pensiero non era allo stipendio, ma ad una straordinaria e mai provata sensazione, anche fisica: qualcosa nella mia vita era cambiato.
Ero partito da casa alle sette e venti, alle otto parcheggiavo già la macchina davanti alla banca. Non avevo cambiato la mia auto con una più potente, quella che guidavo era sempre la mia Golf. Era cambiato il percorso. Merito della Pedemontana. Ne avevo sentito parlare fin da ragazzo. Quando la vedevo in costruzione mi immaginavo di poterla percorrere e pensavo a quanto tempo avrei potuto risparmiare per andare al lavoro a vantaggio di qualche mezz’ora di sonno al mattino e di qualche ora alla sera per stare con la famiglia. O anche, magari, per allungare la serata giocando a scopa d’assi con gli amici, tanto al mattino mi sarei alzato più tardi ed il viaggio non sarebbe stato poi così stressante. Adesso lo posso fare.
Sono un direttore di una banca con la filiale a Cantù e prima che aprissero la Pedemontana il viaggio cominciava alle sette del mattino per arrivare in Brianza alle otto e quindici.
Un’ora e un quarto per percorrere quarantadue chilometri: la distanza che separa casa mia, nella zona del Volo a Vela di Varese, alla sede della banca.
Già arrivare al ponte di Vedano era un’impresa… poi salivo a Vedano, puntavo verso Binago per arrivare a Olgiate Comasco. Coda per andare verso Appiano Gentile e da lì a Bulgarograsso, Cassina Rizzardi, Fino Mornasco. E finalmente, come un’oasi nel deserto, ecco spuntare Cantù. Arrivavo trafelato, appena in tempo per aprire la filiale.
Adesso è un altro vivere. Alle otto la mia Golf è già parcheggiata e ho anche il tempo per andare al bar e bermi un caffè, dare uno sguardo ai giornali, scambiare quattro chiacchiere e poi entrare in filiale.
È cambiato anche l’approccio al lavoro. Non hai l’umore di traverso perché non trovi code e, come capitava qualche volta, incidenti che ti costringono a fare il giro della Brianza. Sapere poi che alla sera puoi tornare a casa in orari cristiani, aiuta. Non parto più da Cantù pensando: che Dio me la mandi buona. È buona sempre.
È stata una bella invenzione la Pedemontana, anche perché quest’anno è gratuita. Dal prossimo ho sentito che sarà a pagamento. So di tirarmi addosso le critiche o magari gli insulti dei vari pendolari, ma penso che la comodità abbia un prezzo. Spero che non abbia pedaggi esosi. Ma d’altronde io non rinuncerò alla Pedemontana. Quel pezzo di strada mi ha cambiato la vita.