Diplomatico, mediatore e importante teorico: Antonio Canova, molto di più di uno scultore

In pochi conoscono i numerosi ruoli che il grande autore di “Amore e Psiche” ricoprì nella sua vita

Il Settecento fu un secolo foriero di grandi novità sul fronte della riflessione intellettuale e artistica.

Fu soprattutto, per dirla con termini un po’ manualistici, il secolo dell’Illuminismo, dell’Arcadia e dei piaceri della vita in villa, delle grandi scoperte. Ma anche della ricerca e dell’affermarsi di una società nuova destinata a modificare radicalmente non solo l’arte e i valori del Seicento ma tanti aspetti della vita economica, politica, sociale e culturale in Europa e in altre parti del mondo.

I venti rivoluzionari e l’avvento delle nuove tecnologie che interessano due grandi continenti (Europa e America) alla fine del secolo veicolano idee e comportamenti del vivere civile che determineranno a lungo i due secoli successivi. Insomma un secolo agitato da una irrequietezza intellettuale e comportamentale che attraverso una pluralità di tendenze darà un impulso determinante a un generale processo di modernizzazione della società passando anche dalla elaborazione di nuove categorie mentali con la filosofia di Kant.

In campo strettamente artistico, nel corso del Settecento si diffuse un grande interesse per l’armonia e la compostezza dell’arte antica sull’onda della teorizzazione dell’archeologia moderna di e grazie all’apertura al pubblico dei primi grandi musei dove si potevano ammirare i capolavori del passato e nato a Possagno il 1 novembre 1757 in pieno clima neoclassicista meglio di ogni altro artista del suo tempo seppe aderire con esiti straordinari al recupero dell’arte classica conquistando l’apprezzamento dei suoi contemporanei e un posto come Sommo scultore nell’immaginario nazionale al pari dei grandi del passato del calibro di Michelangelo e Bernini con opere famosissime in tutto il mondo come “Amore e Psiche” oggi, ironia della sorte, al Louvre e il sublime “Ritratto di Paolina Bonaparte Borghese raffigurata come Venere Vincitrice” del 1804 conservato a Roma alla Galleria Borghese e forse la sua opera più celebre.

Forse pochi conoscono un aspetto della vita di Canova al quale dobbiamo riconoscenza per aver contribuito con la sua attività alla formazione dei moderni concetti di tutela e salvaguardia del patrimonio artistico.

Canova fu un diplomatico al servizio della Santa Sede quale incaricato Plenipotenziario per il recupero delle opere d’arte trafugate dalle truppe napoleoniche.

La figura di Canova mediatore e primo teorico della Tutela delle opere d’arte venne delineata da nel saggio “Le benemerenze di Antonio Canova nella salvaguardia del patrimonio artistico” (1975): emerge il profilo di un uomo incondizionatamente amante dell’arte e del diritto e anche fra i primi a teorizzare l’istituto moderna che l’opera d’arte appartiene a tutti, non si trafuga ma si deve rispettare. E da questo punto di vista Canova fu realmente un illuminato precursore della moderna legislazione dei Beni Culturali in Italia.

Tutt’altro che indifferente alle clamorose appropriazioni di opere e spoliazioni di chiese e monasteri italiani da parte della Francia per soddisfare le richieste di per il nascente museè Napoleon di Parigi e strenuo oppositore del trattato-farsa di Tolentino, Canova precursore delle leggi di tutela introduce un principio fondamentale di avanguardia e con molte affinità con le moderne necessità culturali e legislative tanto da ispirare il concetto di salvaguardia e tutela delle opere d’arte contro i trasferimenti illeciti nei secoli successivi nel 1954 con la Convenzione dell’Aja ad un testo condiviso oggi alla base della legislazione in materia in molti paesi.