«Il talento non manca. Ma bisogna crederci»

Così il direttore Giorgio Scapini commenta l’eliminazione dell’Italia dai Mondiali: «Ci vuole più attenzione»

Giorgio Scapini ha una ventennale esperienza nel calcio, specialmente all’interno dei settori giovanili, e prova a dare una sua chiave di lettura a questa eliminazione dell’Italia dai prossimi Mondiali di Russia 2018: «Mi dispiace naturalmente che sia andata così, però queste sono le sofferenze che vengono dopo scelte sbagliate. Sono dell’idea che i nostri talenti vengano messi troppo in secondo piano, hanno difficoltà ad entrare nelle squadre e di conseguenza maturano poca esperienza internazionale. Ma sono cose che erano già successe tanti anni fa, penso che poi alla lunga si paghi questo discorso qui. C’è anche da dire che qualcosa la Federazione l’ha fatto in questi anni, non bisogna dire che tutto va male solo perché si è persa una partita importante. Non ne farei un dramma e non è per forza tutto sbagliato, però dovremo essere di sicuro più attenti a coltivare le nuove generazioni».

Un problema da affrontare è anche quello delle strutture: «In Italia mancano le strutture per migliorare e per formare i ragazzi, sotto questo aspetto c’è davvero tantissimo da lavorare. Al contrario nostro la Svizzera ha fatto enormi passi avanti, è al Mondiale ed ha centri sportivi all’avanguardia. Tutti parlano dei vivai ma le difficoltà sono soprattutto nelle strutture, e talvolta anche nei preparatori che sono inadeguati. Però, sotto quest’ultimo aspetto, la federazione un po’ si è mossa».

Perché il talento, secondo Giorgio Scapini, non manca: «Prendiamo ad esempio la generazione dei 1991-1992-1993, quella che arrivò in finale all’Europeo Under 21 del 2013 con Devis Mangia in panchina: Insigne, Immobile, Verratti, El Shaarawy, Florenzi, non mi sembra che fosse scarsa. Ecco, si lavori su questi gruppi, su queste generazioni, senza sprecare le prossime».