L’arte di Edo urla dai muri. E vive sempre nel suo nome

Via Fuser a Somma trasformata dai ragazzi in un enorme museo a cielo aperto. La nascita dell’onlus

L’enorme graffito-affresco che da sabato campeggia su via Fuser a Somma Lombardo ha cacciato il grigio da una struttura che ospiterà persone con disagio sociale. Per realizzare quest’opera d’arte sono accorsi writer da tutta Italia e non solo. Varese, Como, Milano, e poi Brescia, la Brianza, Bologna, il centro Italia, con writer arrivati anche dalla Svizzera. Alla fine di una giornata che, come dice il nome, è stata un Tribute to Syrio, il colpo d’occhio è eccezionale.

I ragazzi hanno iniziato a lavorare sino dalle 10 del mattino. Arrivati dopo pochi o tanti chilometri per un omaggio a , il writer sommese morto in un drammatico incidente ferroviario avvenuto ad Arona nell’agosto 2015 a soli 19 anni. L’altro ieri Edo, in arte Syrio, writer talentuoso, di anni ne avrebbe compiuti 21. E come è stato sin da quel dolorosissimo 12 agosto 2015, gli amici di Syrio e i suoi genitori e , in collaborazione con il Comune di Somma, l’hanno voluto ricordare attraverso quell’arte che amava tanto.

Ma non solo. Sabato in via Fuser sono arrivati a decine. In programma c’erano live painting, ma anche esposizioni d’arte, street food, esibizioni di free style su due ruote, musica. Ma soprattutto c’era Edo. «Quest’anno – spiega mamma Stefania – Syrio diventa un’associazione. Una onlus che intende promuovere la cultura della street art, sostenere questi ragazzi e devolvere tutto ciò che incassa in beneficenza». Obiettivo è quello di promuovere quello che in Italia per la massa ancora è qualcosa da guardare con sospetto, ma che anche un critico severo ma profondo conoscitore della storia dell’arte come Vittorio Sgarbi ha definito “importante espressione artistica contemporanea”. E questo è l’obbiettivo. «Ambizioso, culturale. Tutto per i ragazzi – dice Pasqualon – questi ragazzi dopo la morte di Edo non mi hanno mai lasciata sola. E io non lascerò mai soli loro».

Agli scettici rivolgiamo un invito: quello di farsi un giro in via Fuser. Di buttare un occhio ai dettagli. A quell’orologio alla Dalì, ma non troppo, che spunta come moderna meridiana da un angolo di cemento come un campanile contemporaneo. Fisso. Destinato a segnare sempre la stessa ora. Ma quale, visto che numeri e lancette sono scombinati?

Non sono segni su un mura ma «un progetto – dice Pasqualon – da portare oltre Somma, anche se vorremmo che Somma diventasse un museo a cielo aperto, oltre Varese. In tutta Italia». E vederli lavorare questi giovani artisti, chi con il cane accanto, chi circondato dai colori, chi da bozzetti, progetti, idee fissate in polaroid quasi, si comprende appieno lo spirito di Syrio. «Li sosterremo – conclude Pasqualon – avremmo sostenuto così Edoardo. Non possiamo più farlo. Sosterremo loro». Magnifici. Taciturni, concentrati, non spacconi. Artisti silenti che hanno un solo scopo: «Portare l’arte a tutti, gratuitamente». E cosa c’è di più democratico di un’opera d’arte sul muro di un edificio che tutti possono ammirare ogni giorno semplicemente imboccando quella strada?