Le paginate sul Pride sono un segno di civiltà

Varese Pride - L’editoriale del direttore Francesco Caielli

Il Varese Pride. Ne abbiamo parlato tanto: secondo una fetta di lettori ne abbiamo parlato il giusto, secondo un’altra fetta di lettori ne abbiamo parlato troppo. La verità è che, tornando indietro, rifaremmo tutto: sì, compresa la prima pagina di domenica con la foto del bacio tra due uomini e la scritta “That’s amore” che, lo ammettiamo, è stata una scelta forte.

Rifaremmo tutto perché parlare del Pride nel modo in cui l’abbiamo fatto significa parlare di libertà, di rispetto e di valori. Perché parlarne e parlarne così non significa affatto andare contro la tradizione e la famiglia (io e mia moglie alle nostre figlie diremo sempre che tolleranza e bellezza sono i valori più importanti). Perché parlarne e parlarne così significa raccontare le cose in modo critico, senza pregiudizi (gli esibizionismi troppo accentuati e le “carnevalate”? Non ci piacciono. La critica al sindaco Galimberti partita dal palco? Inutile, sbagliata e figlia del vittimismo).

Abbiamo parlato tanto del Pride e lo rifaremmo, rifaremmo tutto. Perché siamo un giornale così. Fatto di gente che non ha paura di schierarsi e prendere posizioni, anche quando schierarsi significa prendersi un po’ di insulti su Facebook.