Piazza Repubblica. Dopo lo street food mettiamoci i nostri negozianti

L’editoriale del nostro Fabio Gandini

Quanto è costato il succulento panino con il polpo alla griglia che ha fatto diventare gli ex gradoni e dintorni una succursale del lungomare di Bari? E quanto, invece, quelle polpettine con il parmigiano che facevano tanto via Emilia, nell’odore e nella loro sostanza così ricca e festosa? Cinque, forse sette, massimo otto euro. Soldi ben spesi, quelli di un cittadino che preferisce premiare con i propri risparmi ciò che può toccare con mano, piuttosto che faraonici progetti nascondenti dentro di sé

il seme del dubbio, da coniugare ogni volta in modo variegato.
Sì, perché le domande precedenti sono propedeutiche a un nuovo e più generale interrogativo, balenato durante una piacevole serata al Lake Street Festival di piazza della Repubblica, evento del quale sono già stati scritti – mirabilmente – meritatissimi elogi: quanto costano le idee? Sicuramente meno di una pila di mattoni. E possiedono il pregio di essere immediatamente verificabili. Portare il cibo da strada nella tanto contestata piazza – quella da rifare perché brutta, bivacco dei perdigiorno, covo dei piccoli malviventi – lo ha per esempio dimostrato: gradimento popolare ai massimi (quello che per una sera è stato capace di affiancare l’aristocratico al borghese, il “fighetto” al “truzzo”, il giovane all’anziano, l’italiano allo straniero), nessun problema di ordine pubblico, bivacchi spariti, vita pulsante, gioia diffusa.
Possiamo pure andare avanti con il teatro-non teatro, possiamo anche superare la mancanza del verde, possiamo – anzi vorremmo – continuare ad alzare lo sguardo e ammirare il collegio Sant’Ambrogio là sulla collina, ma non riusciamo a tollerare la mancanza di idee, soprattutto quelle che dovrebbero precedere l’extrema ratio di spendere decine di milioni di euro di soldi pubblici.
Noi, quegli otto spiccioli di cui sopra, li spenderemmo volentieri anche una volta alla settimana per il panino con il lampredotto. O magari, meglio, per darli a un negoziante cittadino che per un weekend espone la propria merce in una fiera del commercio. Festival del commercio varesino in piazza della Repubblica, una volta al mese: suona male? Oppure: baristi varesini by night in piazza della Repubblica, con i bar che escono dai locali per vendere le loro specialità sotto al monumento ai Caduti. E perché non proporre una cosa del genere anche ai ristoranti: piazza della Repubblica capitale cittadina del convivio, anche qui a cadenza mensile. Come la vedete? E poi concerti musicali uno dopo l’altro, campi di basket e da pallavolo (mattoni “intelligenti”, che costano meno e investono nelle nuove generazioni), mostre d’arte all’aria aperta, proiezioni di film. Eccetera, eccetera. Dare spazio, più che ripensare gli spazi: scommettiamo che costa meno?