Regina di cuori e di normalità. Ecco perché non morirà mai

L’editoriale di Federica Artina

Forse è stato ”giusto” così. Che quel sorriso dolce rimanesse un’icona cristallizzata nel tempo. Che l’immagine del suo meraviglioso viso restasse quella per sempre: giovane e bello, come solo quello degli eroi sa essere.

Vent’anni fa contro quel pilone del tunnel de l’Alma a Parigi si sono tragicamente spezzati la vita di Diana Spencer ma anche i sogni e l’immaginario collettivo di un intero popolo e di intere generazioni di donne, ragazze e bambine che ancora oggi vivono e sognano nel nome di Lady D. La sua sfortuna, i suoi patimenti, quella gabbia così oppressivamente dorata nella quale ha vissuto accrescendo di giorno in giorno il suo mito già in vita, sono state la beffarda chiave di volta che l’hanno resa un pezzo di storia. E la sua tragica fine l’ha consacrata per sempre alla leggenda.

Lady Diana era tutto. Era moderna, era la grazia fatta persona, era bella, anzi bellissima. Ma soprattutto era vera. Era la donna mai stata amata dal marito. Era l’altezza reale che si rifiutava di scendere a patti con le costrizioni di un’etichetta obsoleta per tutti ma non agli occhi di chi gliela imponeva. Era la madre futura regina che vestiva i suoi figli ai grandi magazzini e si divertiva a sporcarsi con loro nei parchi di divertimento.

Lady Diana era una di noi. E non faceva niente per nasconderlo. Ed è per questo che ancora oggi vive, e per sempre vivrà, in ogni bambina che si mette una corona in testa per gioco e sogna di essere una principessa.

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