Kamikaze tra i tifosi della pallavolo Strage in Afghanistan: 45 morti

Un uomo in moto si è fatto esplodere nella provincia orientale di Paktika
Tra le vittime giovani, bambini e alcuni agenti di polizia. Una sessantina i feriti

Almeno 45 morti, tra cui molti giovani e bambini, e una sessantina di feriti. Il bollettino di guerra dall’Afghanistan ieri ha registrato una strage di civili per mano di un kamikaze, che si è fatto esplodere durante una partita di pallavolo nella provincia orientale di Paktika.
L’attentato non è stato rivendicato, ma l’allarme sicurezza nel Paese è tale che le truppe americane resteranno impegnate ancora un altro anno in missioni di combattimento, superando così la scadenza del 2014,

per far fronte all’avanzata dei talebani.
Alle 17 locali, nel momento in cui la partita, organizzata dalla polizia locale, era in pieno svolgimento, un kamikaze in sella a una moto si è fatto esplodere in mezzo alla folla, che si era radunata al campo di gioco arrivando da tre distretti, ha riferito il portavoce del governatore della provincia, definendo l’attentato «sconvolgente» per la modalità e per il numero delle vittime, la maggior parte delle quali giovani, anche alcuni agenti di polizia, che stavano partecipando al torneo, tanto che le autorità locali hanno chiesto a Kabul di inviare degli elicotteri per evacuare i feriti.Questa ennesima strage, condannata duramente anche dal presidente Ashraf Ghani, non è stata rivendicata. I media hanno cercato una reazione dal portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid, che però non ha commentato l’accaduto. L’ultimo grande attacco contro i civili in Afghanistan risale al 15 luglio scorso, con 90 persone uccise in un mercato, sempre nella provincia di Paktika. Anche in quella circostanza i talebani non avevano rivendicato l’attentato, anzi avevano negato la loro responsabilità. Gli integralisti, invece, si sono sempre attribuiti gli attacchi contro le Forze di sicurezza locali e contro obiettivi occidentali, che quest’anno si sono intensificati in tutto il Paese. Inoltre, la loro avanzata prosegue nel Nord del Paese, nella provincia di Kunduz, una volta considerata tra le più sicure, facendo intravedere, secondo gli analisti, lo spettro di un nuovo Iraq dopo l’abbandono delle Forze Nato.

Tale scenario, secondo i media, avrebbe convinto il presidente americano Barack Obama a prorogare di un anno le operazioni di combattimento delle truppe Usa contro i talebani e altri gruppi militanti nel caso di minacce ai soldati e al governo di Kabul. E da gennaio, con la scadenza anche della missione Isaf, la Nato – che all’inizio dell’anno schierava 50 mila truppe – manterrà sul terreno una forza residua di circa 12.500 unità per il supporto e la formazione delle Forze di sicurezza locali.
Proprio ieri la Camera dei rappresentanti afghana ha approvato a grande maggioranza i nuovi accordi sulla sicurezza firmati dal governo con gli Stati Uniti e con la Nato.
Contrariamente a quanto ipotizzato da alcuni analisti, il dibattito è stato pacato e il presidente della Camera, Abdurrauf Ibrahimi, ha quindi aperto le votazioni a scrutinio palese prima sul testo riguardante il ruolo della Nato, poi su quello relativo alle truppe statunitensi.