L’integrazione in 18 buche

Spunti di vista - Incontri e racconti del campione non vedente di sci nautico Daniele Cassioli

Lo sapevate che chi non vede può giocare a golf? Si tratta di un progetto recente che affonda le sue radici nel passato. Negli ultimi giorni di maggio al campo del golf di Milano via Arcangelo Corelli, ha preso forma il primo raduno golfistico per non vedenti promosso dalla Fondazione City Golf presieduta dal presidente Alberto Cantoni, in collaborazione con Andrea Calcaterra, presidente della Blind Golf Italy e con il patrocinio dell’assessorato allo sport del Comune,

dell’Istituto dei Ciechi di Milano e della Federgolf. L’idea nasce da lontano: all’estero è meno raro trovare un atleta cieco intento a “grippare”, “swingare” o “pattare” sul tappeto di un “green”; in Italia ci stiamo arrivando grazie all’impegno di diverse persone che amano lo sport e soprattutto l’integrazione. Cantoni e Calcaterra, promotori di questo progetto, hanno contattato il Gruppo Sportivo Non Vedenti Milano e si sono avvalsi della collaborazione di Susanna Prada, grande veterana di sport e cecità nonché pluricampionessa di sci nautico per non vedenti. Susanna non ha esitato un secondo a dare il suo contributo, ispirata per di più dall’affetto per Emilio Songa: fantastico precursore che, nel 1982, seguendo le orme di un modello svizzero, si era messo in testa di portare a sciare i ciechi sulla neve. Fu istituito quindi il Gruppo Verbanese Sciatori Ciechi, grazie al quale un centinaio di ragazzi non vedenti ha sciato e tutt’ora scia sulle piste di mezzo mondo. L’altra passione di Emilio era il golf. Ora lui non c’è più ma il testimone del suo sogno è stato raccolto da Susanna, che vuole onorare il ricordo del suo primo maestro sulla neve e le piace pensare che, guardandola dall’alto, sarà felice di vederla alle prese con un drive. D’altronde, se la mancanza della vista non rappresenta un ostacolo per sciare, non può esserlo anche per destreggiarsi con una mazza in mano!
In questa convinzione si riconoscono anche Andrea Calcaterra e Chiara Pozzi Giacosi; questi ultimi giocavano a golf quando ancora la vista l’avevano e, nonostante l’abbiano “persa per strada”, non hanno rinunciato allo sport che tanto amano. A questo punto mancavano solo gli atleti che Susi ha saputo trovare radunandoli appunto al Golf Club di Milano, determinata nel far crescere numeri, informazione e opportunità. Questo sport non esige adattamenti particolari, l’abilità nel gesto è l’unico ingrediente necessario perché, come per i normo dotati, la sensibilità, la scelta dello strumento da utilizzare e la maestria tecnica risultano essere predittive per la riuscita del colpo. Non è un caso che, anche gli atleti professionisti, si allenino talvolta ad occhi chiusi per affinare la capacità di tiro. Allora, per chi di professione è non vedente, l’arduo compito è quello di imparare a impattare la pallina senza vederla ma sapendo esattamente dove si trova e dove la si vuole indirizzare. Tramite il golf si può garantire un approccio più soft alla pratica sportiva: ancora troppo spesso chi non vede eredita delle difficoltà nell’organizzare schemi motori piuttosto semplici come camminare senza contatto o correre. Uno sport di questo tipo permette di far fronte a tali mancanze senza sacrificare il progresso tecnico del praticante. Attualmente le gare si svolgono su campi non particolarmente difficili, solo perché il movimento golfistico per chi ha una menomazione visiva è piuttosto giovane, nulla vieta di pensare che, crescendo la cultura di questo sport e migliorando i suoi interpreti, ci si possa avvicinare a campi più complessi per dare luogo a tornei internazionali in futuro. Dopo la Rider Cup a Roma, sarà bello assistere alla Rider Cup dei golfisti ciechi!