«Il Natale è la festa che dà il senso alle altre»

Presepi e concerti di musica sacra per vivere in chiave spirituale e non materiale il Fatto cristiano

Troverete in queste pagine prevalentemente l’attenzione, tra il tradizionale e il religioso, tra la storia la leggenda, tra l’abitudine e la riflessione, della città, delle comunità, delle associazioni e delle famiglie di Busto al presepe prima ancora che all’albero di Natale, alla musica prima ancora che al chiasso delle feste e dei mortaretti. Abbiamo l’orgoglio di avere al centro della città un Presepe: di fronte al Santuario di Santa Maria, che guarda caso nel 2017 verrà

ricordato per il suo cinquecentenario. Piazza Santa Maria ospita ormai da decenni un Presepe artistico e insieme tradizionale, un Presepe che una classe, quella del ’37, ha custodito, costruito, creato, inventato ed amato. Una classe che – giunta ormai sul finire delle energie, “in gravescente aetate”, direbbe il nostro grande Papa Benedetto XVI – ha trovato un’associazione di giovani, gli Amici di Alessandro Colombo, che ha voluto raccogliere in unità e in continuità, questa straordinaria tradizione. E in questi giorni, dopo uno splendido concerto, proprio in Santa Maria, del coro Laus Deo, non può mancare da parte mia e da parte della città un grazie, insieme al rendimento di Grazie eucaristico dell’intera comunità ecclesiale.

Ma il Presepe è anche al centro di mille iniziative ormai pluridecennali, di mille iniziative di ogni comunità, di ogni quartiere, di ogni parrocchia. E qui troviamo e troveremo la possibilità di conoscerle e approfondirle. Come non sottolineare il concorso presepi del Lions insieme con l’Aias, con la partecipazione straordinaria di quasi un centinaio di presepi, anche qui non solo con l’occhio alla tradizione alla storia ma anche con l’occhio alla declinazione moderna, contemporanea, innovativa, del Fatto. Sì, perché di fatto si tratta: perché il messaggio vero che sin dall’Avvento deve scuotere – e in particolar modo all’indomani dell’Immacolata Concezione, ciascun credente e non credente, in un mondo in cui chiunque dal basso all’alto cerca di trasformare se stesso in una sorta di Dio – la grandezza del Fatto cristiano è un Dio che si è fatto uomo, un Dio che è diventato bambino e una Donna che ha deciso di dire sì, accettando di diventare Madre di un Figlio che l’avrebbe fatta soffrire, che l’avrebbe portata al dolore, ma che avrebbe dato senso alla nostra storia. Sì, perché – lo ripeto oggi come lo ripeto da dieci anni – il Natale è la festa che dà il senso a tutte le feste.

E questo non è un atto solo di fede, è un atto di intelligenza. E intelligenza è cogliere il senso di un Fatto che costituisce spartiacque, impegno per i credenti e non credenti, ed è l’unica fonte che può consentire anche oggi un’accoglienza che non sia supina cancellazione d’identità e l’integrazione partendo da una consapevolezza identitaria che è l’antitesi dell’inclusione. Così come la musica è l’arte che consente alle parole di trasformarsi in linguaggio universale. Ed è per quello che è altrettanto bella la tradizione per cui ogni comunità, ogni associazione e la città tutta, accompagnano l’attesa del Natale con dei concerti. Gregoriani, di musica sacra, di musica corale, tradizionali o innovativi. È questo il messaggio del concerto di Natale dell’amministrazione comunale, come di quello dei Mandolinisti Bustesi e quelli delle molte bande filarmoniche presenti in città, nei quartieri e nelle comunità. E da qui partono le note del nostro Buon Natale. Come diceva un vecchio sacerdote, guarda caso per anni custode di Santa Maria, in Italia abbiamo un ulteriore primato: rispetto a chi dice “Merry Christmas”, il nostro Buon Natale vale doppio perché dice, in uno con la cultura greca e cristiana, che ciò che buono è anche bello. Non è superficiale ma è profondo, e non dimentica neanche che le luci vere, che noi aspettiamo di accendere con il nostro desiderio, sono quelle del nostro cuore.