Sempre di meno e sempre più “anziani”. I lavoratori pagano il conto della crisi

Crolla nelle imprese la fascia d’età 19-25 anni (-7.47%). Male anche gli under 45. Galli (Confartigianato): «Il ricambio ruota attorno ai giovani, tendenza da invertire»

Ci sono sempre meno giovani nelle imprese e cala anche il numero dei dipendenti. Non sono per niente rassicuranti i primi dati forniti dall’Osservatorio del “Mercato del lavoro nelle pmi e aziende artigiane in provincia di Varese”, a cura dell’ufficio studi di Confartigianato Imprese Varese.
L’analisi ha preso in considerazione un campione di 1.686 imprese dell’associazione varesina e 7.881 dipendenti, concentrandosi su un arco temporale di sei mesi: da dicembre 2013 a giugno 2014.

Se dal 2009 al 2013 l’economia italiana è stata caratterizzata dal segno meno, questi primi mesi del 2014 sono la riprova di quanto le riforme strutturali debbano essere inserite nell’agenda del Governo.
Perché sono ancora i giovani a scontare il prezzo della crisi, con una diminuzione nelle diverse fasce: tra i 19 e i 25 anni (– 7,47%), tra i 26 e i 35 anni (– 2,01%) e tra i 36 e i 45 anni (–

5,66%).
«Questo dato è molto preoccupante– commenta Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese – Se vogliamo dare continuità al tessuto imprenditoriale italiano, si deve partire da un’attenzione particolare ai giovani. Il ricambio ruota intorno a loro; alle loro idee, al loro entusiasmo e alle loro capacità innovative. Se non c’è investimento generazionale, non c’è impresa».
I dati di Confartigianato Varese lo dicono chiaramente: nelle micro, piccole e medie imprese la tendenza è ancora quella di mantenere in azienda il personale con una maggiore anzianità, perché dotato di maggiori esperienze e più professionalità: i dipendenti tra i 46 e 55 anni aumentano di un + 1,29% e quelli dai 56 anni in su di un + 2,28%.

«Senza politiche di insediamento dei giovani in azienda, si rischia di andare verso una desertificazione produttiva dettata dalla mancanza di linfa nuova nei progetti e nei prodotti».
«Anche la competitività di un’azienda si migliora con la condivisione delle conoscenze – sottolinea Galli – E’ per questo che il passaggio di consegna da un lavoratore anziano ad uno giovane, in una piccola impresa, è sempre un’occasione di crescita: in questa trasmissione ci sono esperienze e conoscenze che non dobbiamo disperdere». Anche l’andamento nella tipologia dei contratti solleva alcune riflessioni. Nel primo semestre del 2014, in Provincia di Varese, diminuiscono sia il tempo indeterminato (- 4%) che i Co.co.co (- 15%, pari a 75 lavoratori in meno).
Aumentano invece i contratti a tempo determinato ( + 22%, pari a 95 lavoratori in più), il lavoro somministrato (+ 11%) e l’utilizzo di tirocinanti e/o stagisti (+ 24%).

Ancora una volta, la ragione della scelta di queste tipologie contrattuali può essere ricondotta all’incertezza del periodo in corso, che spinge gli imprenditori ad assumere in maniera non definitiva e “flessibile”.
«Il Jobs Act e la Garanzia Giovani sono gli strumenti disponibili, oggi, sul tavolo: gli incentivi alle assunzioni possono essere utili per affrontare il problema della disoccupazione giovanile, ma non si rimette in moto l’impresa, non la si aiuta a occupare nuovi lavoratori, se non si liberano altre risorse economiche sul fronte della tassazione e della burocrazia».
«Il disallineamento tra domanda e offerta, sul mercato del lavoro, può trovare sollievo nelle politiche attive e passive (formazione professionale per il reinserimento lavorativo e il sostegno al reddito) del Jobs Act, ma la vera soluzione – probabilmente – sta altrove»
Se dal 2009 al 2013 l’economia italiana è stata caratterizzata dal segno meno, questi primi mesi del 2014 sono la riprova di quanto le riforme strutturali debbano essere inserite nell’agenda del Governo. Perché sono ancora i giovani a scontare il prezzo della crisi, con una diminuzione nelle diverse fasce: tra i 19 e i 25 anni (– 7,47%), tra i 26 e i 35 anni (– 2,01%) e tra i 36 e i 45 anni (– 5,66%).
«Questo dato è molto preoccupante– commenta Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese – Se vogliamo dare continuità al tessuto imprenditoriale italiano, si deve partire da un’attenzione particolare ai giovani. Il ricambio ruota intorno a loro; alle loro idee, al loro entusiasmo e alle loro capacità innovative. Se non c’è investimento generazionale, non c’è impresa».