Ventiquattro ore e la tua casa è pronta

Ieri al Faberlab di Tradate l’innovazione che potrebbe ridare ossigeno all’edilizia. A Shangai si usa: in una giornata la stampante realizza il prototipo. Poi si mette il tetto

– Immaginare, modellare, costruire la tua casa da solo grazie a una stampante 3D. È quasi un sogno, ma più a portata di mano di quanto si possa pensare, quello descritto dagli ingegneri e architetti del Politecnico intervenuti ieri al Faberlab di Tradate.
L’occasione, il workshop aperto a tutti i curiosi. L’idea di Confartigianato, anche, dare uno spunto di innovazione a un settore come quello dell’edilizia che oggi più che mai tenta di reagire alla crisi con un colpo di reni.

A Shangai accade già: hanno stampato prototipi di case a basso costo per far fronte all’emergenza abitativa. Ventiquattro ore per stamparle – resta poi da appoggiare semplicemente il tetto – per un costo di nemmeno cinquemila dollari ognuna. In pratica, la stampante modella la struttura in cemento, un blocco unico. «Quella della stampa 3D è una rivoluzione per chi progetta», ha spiegato l’architetto Marco Muscogiuri: «Non si disegna più ma si modella, unendo i passaggi dalla creatività

allo sviluppo, dal progetto esecutivo alla fase di verifica, tutto grazie a questi nuovi macchinari che progressivamente, per chi è un nativo digitale, diventeranno i macchinari più utili e abituali, sostituendo i tecnigrafi digitali».
Per ottenere una piantina della casa, affetteremo nel vero senso della parola i modellini, addio disegni. Ma come hanno spiegato i ricercatori del Politecnico questa nuova fase dell’edilizia non imiterà quella dell’industrializzazione, che ha costruito casermoni e capannoni spesso troppo anonimi.
Come racconta infatti Graziano Salvai, «il pregio del processo di stampa in 3D è quello di potersi innestare in modo semplice nel lavoro artigianale».

«Un esempio? Se dobbiamo affidare a un artigiano la facciata in mattoni di un edificio, la stampante 3D potrà fornire lo stampo per l’artigiano, che con la sua professionalità e le mani differenzierà ogni elemento, regalando a ogni mattone il valore tipico del lavoro artigianale».
Non si tratta di una tecnologia che renderà tutto uguale, in serie, quindi, ma che supporterà le aziende e chi progetta nell’innovazione. Per fortuna, i limiti della stampa sono infatti quelli della qualità della finitura e ciò che è più avveniristico è pensare a singoli elementi stampati in tre dimensione, così da non demandare la complessità architettonica a una macchina. Così ad esempio potrebbe funzionare per i pannelli di copertura di un edificio, semplificando il lavoro di curvatura del materiale e di saldatura.
Come funziona? Se volete toccare con mano e provare gratuitamente una stampante 3D fate un salto al Faberlab di Tradate, basta prenotarsi con una mail. In sintesi, il marchingegno funziona con i più diversi materiali, alcune stampanti permettono di modellare anche il cioccolato. Per l’edilizia si utilizzano filamenti plastici, liquidi, ferro, cemento, pietra. Si può stampare anche grazie a cotone, carta, lana.
Quasi tutti i materiali posso essere stampati, insomma. Pensate che ci hanno creato davvero di tutto. Scarpe e orologi, ad esempio. Vedere una stampante 3D al lavoro è uno spettacolo curioso.

A fare questo salto nel futuro erano ieri presenti anche i 24 studenti dell’istituto tecnico superiore di Daverio, del corso biennale in edilizia sostenibile ed efficienza energetica.
Li ha portati il loro professore Fiorenzo Bani Alunno, che spiega: «Il miglior modo di insegnare è far incontrare. Ho detto ai miei studenti che se usciti dal corso pensano di mettere un mattone sopra l’altro avranno a far loro concorrenza diecimila persone: per stare sul mercato del lavoro è fondamentale avere una marcia in più, uno sguardo sul futuro».